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Ritardi nell’adozione dei piani di emergenza, mancata manutenzione dei fossi e delle fiumare, assenza di lungimiranza da parte degli amministratori. Questi, secondo il capo della Protezione civile regionale Carlo Tansi, sono solo alcune delle concause che hanno portato la nostra regione, orograficamente esposta alla fragilità del suolo, all’attuale stato di preallerta per calamità. Intervistato dal Quotidiano del Sud, Tansi parla a chiare lettere.
Si rivolge a sindaci e amministratori :«Pulite i fiumi calabresi o sarà una carneficina». E sceglie di farlo in una stagione graziata dalle piogge come l’estate, prima che sopraggiunga l’autunno, e con esso l’instabilità metereologica. «Perché il tempo - ribadisce Tansi - può salvare la vita in fase di prevenzione, ma quando si è nel pieno di un disastro si trasforma nel più grande nemico». Infine il grido d’allarme:«Devo rivolgere un appello drammatico – dichiara- ci sono tantissime situazioni a rischio soprattutto nelle fiumare, gli argini sono stracolmi.
Quando si verifica un’alluvione, i detriti vengono portati verso il mare, e questo è un percorso virtuoso della natura, altrimenti non esisterebbero le spiagge, però poi l’uomo ci mette del suo perché costruisce sui corsi d’acqua o sui versanti in frana. Se si evitasse di costruire in quelle zone avremmo molti meno rischi. – e conclude- Ogni volta che c’è una grande alluvione, i fiumi depositano detriti e l’alveo si alza perché ogni strato si somma all’altro.
Soprattutto nella Locride ampi tratti di argini sono stati completamente azzerati, sommersi dai detriti, e alla prossima alluvione si rischia di fare una carneficina, di recare un danno molto grave». Nelle prossime settimane si spera che qualche amministratore raccolga l’appello del capo della protezione civile. Intanto, il pericolo permane.