È partita con il piede sbagliato la riforma digitale del processo penale. Tanti distretti italiani hanno sospeso la nuova App mentre gli avvocati sono alle prese con una piattaforma insicura.

La digitalizzazione voluta ad inizio anno dal ministro della Giustizia, Carlo Nordio per le procedure penali, piuttosto che agevolare tempi e meccanismi sta provocando ulteriori inceppamenti. E così il sistema giudiziario italiano torna nell'occhio del ciclone con conseguenti feroci polemiche politiche. Sul fronte operativo, tra i tanti distretti in subbuglio, c’è anche quello di Catanzaro dove la presidente facente funzione del Tribunale Francesca Garofalo ha sospeso l’applicazione del decreto del ministro Nordio fino al 31 marzo prossimo.

Transizione troppo frettolosa

«Noi siamo favorevoli a questa fase di transizione – afferma il presidente della Camera PenaleAlfredo Cantafora” di Catanzaro Francesco Iacopino –  perché non temiamo la digitalizzazione. Quello che contestiamo è la frettolosità con la quale si è voluto procedere ad una transizione analogico al digitale. Il problema è che mentre il personale interno – magistrati ed amministrativi – si avvale di un’Applicazione (App 2.0) che per ragioni legate ad un non perfetto funzionamento ha visto molti presidenti di tribunali sospenderne l'utilizzo e quindi consentire ai magistrati di procedere con modalità digitali, per noi avvocati per i quali invece le modalità di deposito avvengono sul portale telematico quindi un altro canale, questa possibilità non c'è e la frettolosità nel cambio di passo di questa transizione crea una serie di servizi e di disagi che chiaramente si riflettono non solo sull'avvocatura ma ancor prima e come terminale finale sul cittadino».

La proposta 

La fase di transizione praticamente inesistente potrebbe comportare una serie di rischi per tanti delicati processi mentre tecnicamente soluzioni pratiche sarebbero già portata di mano.
«Perché non consentire all'avvocatura – aggiunge l’avvocato catanzarese – visto che il telematico oggi si impone anche nel ramo penalistico, di caricare i dati come avviene nel processo tributario? Nel processo tributario l'avvocato può addirittura fare l'upload del suo atto e caricarlo direttamente sul fascicolo digitale, può verificare se l'operazione che ha fatto è corretta ed eventualmente rimediare ad un eventuale errore. Questo non accade invece nel processo penale perché – conclude Iacopino – l'atto viene scaricato dall'operatore poi caricato sul fascicolo a distanza a volte anche di giorni quindi un eventuale errore si riflette sull'avvocato e sulla parte che tutela».