Benvenuto, presidente. E arrivederci, presidente. È terminato così, dopo qualche ora su un palco e con l’Amerigo Vespucci a fare da cartolina di sfondo sullo splendido mar Tirreno la visita del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, arrivato a Pizzo per inaugurare l’anno scolastico 2021/2022: un nuovo anno che, si spera, possa sfuggire alle grinfie del Covid e regalare agli alunni finalmente l’istruzione, la socialità e tutte le esperienze che il Covid ha strappato loro.

Una cerimonia in grande stile, in una scuola modello, con star dello spettacolo, conduttori, istituzioni civili, religiose ed idoli pagani, come i grandi dello sport olimpico. Una vera e propria giornata di gala, per una Calabria che ha indossato il vestito buono e si è mostrata nella sua veste migliore.

Poi, però, ad un certo punto cala il sipario. Si spengono le luci dei riflettori, si smontano i palchi e il sistema formativo calabrese resta abbandonato a se stesso. Per questo vorremmo inviare al presidente Mattarella un racconto: quello del secondo giorno di scuola, quello in cui si spazzano da terra i festoni e si affrontano i problemi di tutti i giorni.

La scuola “innovativa” sotto il tendone

Partiamo proprio da Vibo Valentia, località Portosalvo. A pochi chilometri dal posto che ha ospitato l’inaugurazione dell’anno scolastico, l’edificio che dovrebbe ospitare la scuola ha il tetto pericolante e quindi non è agibile: ci sono stati diversi mesi a disposizione per risolvere il problema ma il sindaco Maria Limardo ha pensato ad una soluzione definita da lei “innovativa”: montare dei tendoni per ospitare i ragazzi nel cortile della scuola. Immaginatevi lo stupore dei genitori che aspettavano di trovarsi una scuola e hanno trovato dei gazebo. Il sindaco ha difeso la scelta come “innovativa”, ma l’unico bagno a 150 metri di distanza per tutti i 100 bambini: i cittadini hanno alzato la voce e sono riusciti ad ottenere lo spostamento della scuola. Chi vivrà vedrà, e intanto questi ragazzi hanno già iniziato a perdere lezioni.

A Catanzaro la scuola riparte in DAD

Si era detto che la didattica a distanza sarebbe stato solo un brutto ricordo: eppure ai ragazzi dell’Istituto Scalfari di Catanzaro, ieri mattina, l’unica campanella che è suonata è stata quella della sveglia. Tutti giù dal letto, colazione, lavarci velocemente e andare davanti al pc per una nuova annata scolastica in DAD: già, perché mancano gli spazi, le iscrizioni sono troppe, la provincia ci mette troppo a reperire i locali richiesti dalla scuola e quindi i ragazzi sono costretti a riprendere le lezioni dividendosi tra “non sento”, “prof, ho problemi di linea” e tanto altro ancora.

Disagi anche a Fuscaldo, Morano e Grotteria: cancelli chiusi e scuole pericolanti

L’edilizia scolastica, nonostante i proclami, resta sempre la croce di un settore che non riesce a trovare pace: a Fuscaldo niente primo giorno di scuola per alcuni bambini che hanno trovato sbarrato l’ingresso del plesso, trasferito nonostante una freschissima ristrutturazione. Motivazione simile anche per il “Severino” di Morano Calabro: i lavori sono ancora in corso, quindi la riapertura slitterà al 7 prossimo.

Non sempre però sono le condizioni fatiscenti: a Grotteria ad esempio, piccolo comune della Locride, i bambini iscritti alla scuola media hanno trovato ad attenderli i cancelli chiusi. Il motivo? Dieci alunni sono troppo pochi e, vista la carenza di personale, si è deciso direttamente di chiudere quel plesso scolastico, proprio in una di quelle aree geografiche della Calabria che soffre di più la dispersione scolastica e l’abbandono da parte delle istituzioni. I bambini ed i loro genitori sono scesi in piazza ma per ora la situazione non è recuperabile: ci si dovrà spostare nella scuola più vicina, che dista almeno 11 chilometri di curve e saliscendi costringendo le famiglie di questi bambini a disagi economici e logistici.

Graduatorie e green pass, il percorso ad ostacoli dei docenti calabresi

Inoltre, caro presidente Mattarella, se non bastassero i problemi strutturali, si aggiungono gli algoritmi a mandare in tilt il sistema scolastico. Due settimane fa, infatti, a poche ore dalla presa di servizio tutte le convocazioni per le supplenze annuali dalle graduatorie sono state annullate: una raffica di errori informatici che hanno costretto molte scuole a revocare gli incarichi in attesa di nuove disposizioni, con docenti che ancora adesso vengono sballottati da una telefonata all’altra, tra punteggi che non si trovano, graduatorie che cambiano da un momento all’altro e valigie da fare e disfare spostandosi per tutta Italia.

Non va meglio, inoltre, per quanto riguarda la vaccinazione Covid e l’applicazione del green pass: la nostra regione all’11 settembre 2021 era ultima per percentuale di personale scolastico vaccinato con doppia dose (meno del 70%) mentre nelle ultime settimane c’è stata la corsa alle prime dosi, grazie all’introduzione dell’obbligo della certificazione.

Strutture sportive e dispersione scolastica, i due tristi record della scuola calabrese

Insieme a lei, presidente, sono venuti in Calabria il campione olimpico sui 100 metri Marcell Jacobs e tanti altri sportivi: è stato bello vedere le loro luccicanti medaglie, ma allo stesso tempo sappiamo anche che sarà quasi impossibile per uno studente calabrese lavorare sullo sport di base. La Calabria, infatti, è all’ultimo posto per il numero di palestre nelle scuole: i dati raccolti dal MIUR ci dicono che dal Pollino allo Stretto solo il 22% delle scuole ha una struttura in cui effettuare attività sportive. Siamo gli ultimi in Italia, con una differenza di quasi 40 punti percentuali con il Friuli Venezia Giulia: difficile dunque poter programmare le attività dello sport di base in queste condizioni, anche alla luce del fatto che spesso le palestre e le strutture pubbliche colmano le carenze di quelle private e servono interi territori. Immaginatevi voi, dunque, per interi anni a passare le ore di educazione fisica seduti sui banchi, o al massimo nel cortile della scuola, a passeggiare o a passarvi al più un pallone al volo.

Eppure i record, presidente, continuano: c’è anche un’altra classifica che ci vede (poco) orgogliosamente in vetta. È quella della dispersione scolastica: se già nelle regioni meridionali quasi un ragazzo su cinque in media lascia la scuola in anticipo, la Calabria è al primo posto con una percentuale del 21,5%. Intanto, mentre negli ultimi dieci anni la situazione nel resto della penisola migliora, la nostra regione peggiora di quasi due punti percentuali. La situazione si è poi aggravata durante il lockdown: nonostante i milioni  a fiumi investiti grazie ai fondi europei, la digitalizzazione delle scuole calabresi è drammatica ed è servito l’apporto di Google e Microsoft per poter affrontare la didattica a distanza. Se a questo aggiungiamo che a causa della povertà strutturale pochissime famiglie erano organizzate con tablet, computer fissi o portatili, capisce bene quale tsunami ha affrontato la scuola calabrese, lottando a mani nude contro la scelta più facile, quella di abbandonare gli studi.

E dunque la ringraziamo, presidente Mattarella, per la sua visita blindata, per lo show che hanno organizzato per lei, per i lustrini e le paillettes. Mentre spazziamo i coriandoli e raccogliamo i tappeti, a noi restano le scuole nelle tende, i palazzi pericolanti, le strutture carenti, e l’eroismo di docenti e dirigenti che nonostante tutto vanno avanti, alla collaborazione delle famiglie che partecipano alle spese e che suppliscono alle carenze organizzative e strutturali ed alla disorganizzazione delle amministrazioni pubbliche, che spesso scoprono i problemi delle scuole solo qualche giorno prima dell’apertura dei cancelli. A loro, docenti e famiglie, dovremmo dare una medaglia: presidente Mattarella, resti un giorno in più, faccia un giro in quelle scuole, e capisca perché questa terra, forse, merita un’attenzione diversa rispetto ad una cerimonia inaugurale.