VIDEO | Dal consiglio comunale aperto a Villa San Giovanni una nuova relazione mette in fila i problemi emersi dai 9mila atti del progetto. Le questioni sul tavolo: il rischio erosione per le barriere protettive della mega opera, le incognite sul futuro dei torrenti e sulla qualità dell’aria
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«Questi sono giorni difficili per tutti. Ed è in questi giorni difficili che ci chiediamo per chi suona la campana, per accorgerci che suona per tutti, a Villa come nel resto del territorio». È il sindaco di Campo Calabro, Sandro Repaci, ad accendere il primo consiglio comunale aperto villese sulla storia travagliata del collegamento stabile con la Sicilia, richiamando le paure che l’accelerazione alla mega opera ha provocato tra (tanti) amministratori e tantissimi cittadini su cui incombono i cantieri del Ponte sullo Stretto.
Paure dettate dalla carenza di documentazione e dalla mancanza di numerosi studi propedeutici alla stesura di un progetto esecutivo, che sono state compendiate dal “comitato scientifico” istituito dalla sindaca Giusy Caminiti, in una corposa relazione che verrà allegata al procedimento di Valutazione di impatto ambientale ufficialmente aperta al Ministero lo scorso 14 marzo.
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Ed è proprio il comitato allestito dal comune per studiare a fondo, a livello tecnico, le carte presentate dalla Stretto di Messina, che ha messo nero su bianco una serie di problemi (e soprattutto di mancanze documentali) venuti fuori dalla lettura degli oltre 9mila atti del fascicolo Ponte depositati al Ministero e relativi all’impatto ambientale dell’opera stessa.
Sono tante le magagne che il comitato scientifico (composto, oltre che dai professionisti della commissione territorio del Comune di Villa, anche da professori e tecnici delle Università di Reggio e di Cosenza) ha tirato fuori dallo studio del progetto. A partire dalle opere considerate “provvisionali”. Come nel caso del pontile che sarà costruito a Cannitello, una struttura provvisoria larga 60 metri e sufficientemente lunga per consentire le operazioni di carico e scarico delle navi «su cui non esistono studi sui possibili danni che tale opera potrebbe avere in futuro nell’ottica di erosione costiera» ha detto l’architetto estensore della relazione.
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E il problema erosione torna poi anche nell’approfondimento sulle barriere di protezione per le “pile” del ponte: «Il progetto prevede la costruzione di un muro a mare per proteggerle, ma non ci sono studi su che tipo di ripercussioni questo muro potrebbe avere sulla costa fino a Scilla». E ancora lo studio sui torrenti e sulla regimentazione delle acque che manca completamente «Non esiste nessuno studio, né per quello che succederà a monte, né per quello che succederà a valle», così come mancano gli studi sugli effetti che i cantieri – che da cronoprogramma dovrebbero durare sette anni – potranno avere sull’aria che si respira, non solo nell’area dello Stretto.
I termini per le osservazioni da presentare al ministero scadono sabato 13. E non saranno solo quelle presentate dal Comune di Villa a dovere essere esaminate dai 50 tecnici “romani” che operano sulla pratica. Nel partecipassimo consiglio comunale aperto di venerdì infatti si sono fatte avanti numerose associazioni e comitati che hanno presentato a loro volta osservazioni dettagliate che finiranno nel mucchio. Ora la palla passa a Roma.