Il Ponte sullo Stretto, o ponte “Tricolore” (come propongono di battezzarlo), inizia – almeno virtualmente – a prendere consistenza. Con 182 voti a favore e 93 no (1 astenuto) il decreto legge passa il primo test alla Camera, che approva. Toccherà ora al Senato decidere, mentre su Twitter festeggia Salvini che gongola dando per scontato che la strada sia ormai bella che spianata: «Dopo cinquant’anni di chiacchiere si passa finalmente ai fatti per unire e modernizzare il Paese», ha commentato il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, che di questa faccenda del Ponte ne ha fatto una questione personale, una bandiera.

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E non maschera l’entusiasmo Tullio Ferrante, sottosegretario alle Infrastrutture, e non lesina sui punti esclamativi, quando parla di «giornata storica» e in qualche modo riconduce la paternità di un’opera - che ancora non c’è - a Silvio Berlusconi, convitato di pietra. «Ricordo - aggiunge - che il progetto posto alla base dell’iter di realizzazione del Ponte è del 2011 ed è stato redatto ed approvato durante l’ultimo governo Berlusconi».

«Un’opera che creerà 100mila posti di lavoro» rilancia il sottosegretario Alessandro Morelli che punta, come una freccia, al 2024, anno presunto della posa della prima pietra. «Siamo gli unici ad aver creduto davvero in quest’opera mentre i suoi acerrimi avversari, sono gli stessi che si spacciano per i paladini del Sud. Il percorso è avviato, un’altra promessa è stata mantenuta». E aggiunge: «Permetterà a 5 milioni di abitanti siciliani di avvicinarsi in maniera reale al resto del continente, dando all’Europa la piattaforma logistica naturale migliore verso Suez e l’Africa».

Cinguetta la sua soddisfazione su Twitter Matilde Siracusano, sottosegretario ai rapporti con il Parlamento, messinese doc e compagna del governatore calabrese Occhiuto: «Dopo l’ok del Senato ci sarà una decisa accelerazione – promette -: progetto aggiornato e cronoprogramma dei lavori».

Annalisa Tardino, europarlamentare e commissaria regionale della Lega Sicilia, mette il dito nella piega (del centrosinistra): «Quando ho interrogato la Commissione europea, mi è stato risposto che l'opera era finanziabile con fondi Ue, ma che nessun governo italiano aveva mai avanzato una richiesta o un progetto». 

Prova a guastare la festa Anthony Barbagallo, capogruppo Pd in commissione Trasporti e segretario regionale dem in Sicilia. «Per l'ennesima volta in questa legislatura il governo utilizza lo strumento della decretazione d'urgenza. I presupposti della necessità e urgenza vengono utilizzati per un progetto di opera pubblica senza coperture, tra mille incertezze che non si sa se mai vedrà il concreto inizio dei lavori. Il governo Meloni - ha detto in aula - propone infatti un ponte ad una campata con una luce di circa 3.200 metri pari quasi al doppio del ponte più lungo ad oggi esistente al mondo. Tutti gli studi fatti dai governi precedenti, dimostrano che con le folate di vento si è costretti a chiudere anche il traffico. Non hanno ricevuto risposta le nostre domande a proposito della vulnerabilità sismica e della idoneità statica, sono stati bocciati tutti i nostri emendamenti».