Dubbi sulla concreta realizzazione dell’opera e sull’impatto devastante che potrebbe avere su un territorio fragile come quello dello Stretto. E paure su un iter che appare ingiustificatamente accelerato per la costruzione del passaggio stabile con la Sicilia. La puntata odierna di “Dentro la notizia” condotta da Pierpaolo Cambareri, è tornata sull’argomento del momento, incrociando le testimonianze della sindaca di Villa San Giovanni, Giusy Caminiti e di alcuni tra i tanti espropriandi (150 gli edifici che verranno abbattuti nella sola Villa a cui si aggiungono i tanti terreni agricoli che rientrano nell’area prevista dai maxi cantieri) che, in questi giorni, si sono visti chiamare in causa direttamente dalla Stretto di Messina, in vista delle future procedure previste dalla legge obiettivo a cui è legata l’idea stessa del ponte.

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E ancora i cantieri che dovrebbero di fatto tagliare in due la città (a oggi, ha sottolineato la sindaca, mancano anche i progetti di cantierizzazione) e le tante (68) criticità evidenziate dal comitato scientifico che ha “aggiornato” ai tempi odierni un progetto di più di dieci anni fa: nell’approfondimento quotidiano targato LaC, tanti dei nodi legati al progetto del ponte sono venuti al pettine. A partire dalla fretta con cui il Governo Meloni (con il ministro leghista Salvini in prima linea, come primo fautore del collegamento) ha inteso accelerare le procedure.

Una fretta che la stessa sindaca bolla come “elettorale” in vista delle elezioni europee di giugno e «dietro cui non si possono nascondere i tanti dubbi che restano. Noi non abbiamo voluto un approccio ideologico all’idea del ponte – ha detto in studio la prima cittadina – preferendone uno più istituzionale ma in qualunque modo si guardi, questo progetto, ad oggi, non dà certezze. Servono altri studi per arrivare a giudicare serenamente la fattibilità dell’opera».

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E ancora i dubbi dei movimenti No Ponte – ritrovatosi a Villa per la prima volta in questa nuova puntata della telenovela ponte, venerdì scorso in una assemblea molto partecipata – che avanzano le loro idee di alternativa alla mega opera. Idee fatte di mobilità sostenibile e di priorità territoriali rispetto alla costruzione del collegamento stabile. E sono gli stessi No Ponte a sottolineare come, per la prima volta quando si parla di cantieri così importanti, al Ministero delle infrastrutture non sia stata neanche istituita la struttura unitaria di missione, indispensabile per appalti così complessi: «Segno evidente che neanche al Ministero ci credano tanto». 

Puoi rivedere la puntata di Dentro la Notizia su LaC Play