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"I continui cambi di posizione di questo Governo sulla questione del Ponte sullo Stretto sono l'ennesima dimostrazione di quanto l'azione dell'esecutivo sia assolutamente confusionaria e poco credibile". Lo ha sostenuto, in una dichiarazione, il vice coordinatore regionale di Forza Italia, Nino Foti, già componente della Commissione Trasporti della Camera.
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"L'atteggiamento del presidente del Consiglio Renzi, che nel 2012 sosteneva che non servisse investire per un progetto faraonico come quello per il ponte sullo Stretto di Messina e che ora ha 'inspiegabilmente' rilanciato la realizzazione dell'opera, invitando la società Salini-Impregilo a 'sbloccare le carte' per riprendere l'iter del progetto - aggiunge Foti - lascia più di qualche dubbio sulle sue reali intenzioni. Quello che in realtà non spiega infatti, è che non c'è nessuna 'carta' che la stessa società aggiudicatrice dei lavori deve sbloccare, come del resto ha subito confermato la diretta interessata. Se c'è qualcuno che deve prendere l'iniziativa pertanto è proprio il Governo che, se ha veramente questa intenzione, deve semplicemente sottoporre la proposta al Parlamento e ottenere il via libera".
Secondo Foti, "a cercare di chiarire la situazione, peggiorando ulteriormente la posizione del Governo, ci ha pensato, in un'intervista rilasciata ad uno dei principali quotidiani nazionali, il ministro per le Infrastrutture e i Trasporti Graziano Delrio. Grazie alle sue dichiarazioni abbiamo scoperto, che per lo Stato non ci sarebbero problemi a finanziare l'opera, visto che ad esempio si stanno investendo 4 miliardi sul tunnel del Brennero, 6 sull'alta velocità Milano-Venezia, altri 6 sulla Napoli-Bari. Tuttavia non è un investimento previsto a breve. Non sarebbe possibile infatti inserire le risorse nella prossima Legge di bilancio perché, secondo quanto sostiene il ministro Delrio, siamo ancora allo studio di fattibilità. Un'affermazione gravissima in quanto questa fase è stata ampiamente superata, visto che esiste un consorzio di imprese, Eurolink, di cui Salini-Impregilo è capofila, che si è aggiudicato i lavori per la realizzazione del Ponte e che ha già realizzato le prime opere propedeutiche alla costruzione del Ponte. Mi pare ovvio pertanto che il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, che dubito non fosse informato sulla vicenda, abbia goffamente dimostrato come l'approccio dell'esecutivo, a questa che io ritengo essere una questione fondamentale per il rilancio del Mezzogiorno, non sia per nulla concreto. Se veramente si vuole dare corpo alla realizzazione di questa struttura, smentendo chi interpreta questa operazione come l'ennesimo annuncio-spot, con vista sul Referendum del 4 dicembre, si inizi realmente a fare chiarezza. A cominciare dalla paradossale questione dei costi. Si dica che il costo complessivo del Ponte sullo Stretto secondo le previsioni era coperto da fondi dello Stato per soli 1,3 miliardi mentre il No al Ponte costerà circa 1,1 miliardi fra penali, costi già sostenuti per la progettazione e spese per altre opere a terra già realizzate come ad esempio la nostra variante di Cannitello, costata 60 milioni di euro e poi abbandonata, creando disagi alla popolazione e all'ambiente. Spieghi, il nostro Governo, che diversi contributi sarebbero arrivati da fondi privati visto che l'opera doveva essere realizzata in Project Financing, quella stessa pratica che nonostante sia la più diffusa per la realizzazione delle grandi opere, sempre secondo il Ministro Delrio, non andrebbe adottata, perché a suo dire non saremmo in grado di controllarla e finiremmo ad avere finti Project Financing, con il coinvolgimento di privati che poi andrebbero a scaricare di nascosto i costi sul pubblico. Certo, non proprio l'emblema di uno Stato sicuro e moderno".
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"Dimostri pertanto questo Governo, sempre se in grado - conclude il vicecoordinatore regionale di Forza Italia - di volere veramente quest'opera, evitando magari di scadere in facili slogan come quello sui possibili 100 mila posti di lavoro quando le cifre che da sempre accompagnano il progetto parlano di ricadute occupazionali per circa 40 mila unità. Dimostrino responsabilità anche tutti i rappresentanti della classe parlamentare calabrese. Non prestino ulteriormente il fianco alla continua penalizzazione di un territorio già completamente abbandonato, dove si registra il 67% di disoccupazione giovanile ed un tasso di povertà elevatissimo. Non permettano che si giochi ancora sulla pelle del Sud, ma diano almeno una volta una risposta ferma e decisa".