«È evidente che la futura amministrazione della città metropolitana opporrà un secco “No” alla costruzione della centrale a carbone a Saline Joniche ed al Ponte sullo Stretto. La nostra terra non ha bisogno di altre Cattedrali nel deserto, di nuovi Pacchetti Colombo per sopire la coscienza dei cittadini dell’area metropolitana dello Stretto». Ecco le parole, chiarissime, della quindicesima pagina del programma con cui Giuseppe Falcomatà si candidava a sindaco di Reggio Calabria alle ultime amministrative. Qualche riga più in basso, l’allora candidato del Pd rincara la dose: «Il Ponte rappresenterebbe esclusivamente un possibile affare per la criminalità organizzata delle due sponde dello Stretto».

 

Una posizione dura e intransigente contro la grande opera, condivisa anche durante i numerosi incontri col sindaco di Messina Renato Accorinti, anche davanti al presidente del consiglio. Ma, si sa, solo gli sciocchi non cambiano idea: «Dobbiamo essere visionari – ha detto ieri il primo cittadino alle telecamere di Sky – Se il ponte è inserito in un sistema complesso che comprende aeroporti e porti, alta velocità, ferrovie e infrastrutture avanzate, allora è un bene, da solo sarebbe una cattedrale nel deserto».

 

Un’apertura all’idea del presidente del Consiglio Renzi che l’altro ieri ha riesumato un progetto sepolto da cinque anni. «Il Ponte sullo Stretto di Messina può creare 100mila posti di lavoro – ha detto il premier davanti alla platea di Salini-Impregilo - Noi siamo pronti. Se voi siete nelle condizioni di portare le carte e sistemare ciò che è fermo da dieci anni, noi sblocchiamo». Un’idea che Renzi, inizialmente contrario al Ponte, aveva iniziato a ventilare, davanti alle platee interessate, già da un anno. L’ultima volta, in occasione dell’inaugurazione dell’elettrodotto tra Favazzina e Rizziconi, aveva aperto alla possibilità di un rifinanziamento dell’opera. E adesso, quando ci si avvicina all’appuntamento con le urne più importante della storia del governo, il Ponte spunta fuori, con l’appoggio, seppur parziale, di uno dei sindaci interessati.


Dall’altra parte dello Stretto, invece, l’opinione sulla grande opera non cambia: Renato Accorinti, leader dei nopontisti della prima ora e sindaco di Messina, riprende in mano l’ascia di guerra: «Sono pronto a bloccare tutto con ogni mezzo – ha dichiarato il primo cittadino peloritano - difenderò a tutti i costi la dignità dei cittadini e anche il nostro territorio che è di una bellezza senza fine. Il ponte sullo stretto di Messina non è una follia, è di più: è una cosa che colpisce la dignità di molti cittadini del Sud».

 

Francesco Creazzo