Visitatori provenienti da tutto il mondo raggiungono la cittadina lucana e i suoi Sassi: senza aeroporto, senza autostrada, senza Alta velocità. Alla Calabria invece manca un’adeguata politica di programmazione turistica internazionale
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La Calabria è terra per eccellenza di luoghi comuni. Sfatarli fa male alla politica che preferisce cavalcarli, ma anche a quelle classi dirigenti e imprenditoriali che prediligono atteggiamenti gattopardeschi o di pura momentanea convenienza. Neanche il popolo è avulso da una forte carenza di realismo attivo che prevale solo in alcune occasioni, mentre spesso si assiste a forme incancrenite di attendismo passivo con vocazione assistenzialista. Nel peggiore dei casi si sposa il clientelismo come modello sociale, innescando circoli viziosi che sono all’origine di molte piaghe purulente.
A Ferragosto ho deciso di fare tappa a Matera, città della Basilicata che conta meno di sessantamila abitanti. Una prima immediata sensazione: vero trionfo, autentico e organizzato, del turismo internazionale. Passeggi nel centro storico, o ti immergi nei Sassi, e l’atmosfera è quella dei borghi toscani o umbri, di Firenze, di Lucca, di Assisi. Ordine, adeguata gestione del traffico e delle isole pedonali, aree parcheggio perfette e ben collegate anche da navette con aria condizionata, tante piccole o grandi cose da vedere o da degustare frutto dell’ingegno locale. Che cosa dire se non “bravi”, con qualche modesto suggerimento che proporrò in altra occasione per non intaccare un giudizio generale più che positivo.
Matera non è raggiungibile con un’autostrada, non ha un’importante stazione elettrificata e presidio di alta velocità, non ha aeroporto a due passi. I più “vicini” (è un eufemismo!) aeroscali sono quelli di Bari (più di un’ora di auto), Napoli (2 ore e 45 minuti) e Brindisi (2 ore e 10 minuti). Dall’uscita A2 Mediterranea di Battipaglia, provenendo quindi da nord, per Matera occorrono ben 2 ore e 10 minuti di auto a velocità assai modesta e con un bel po’ di curve. Diciamola tutta: Matera la raggiungi solo perché ci vuoi andare e quindi non ti importa di viaggiare anche a 40-50 chilometri orari con ampi tratti di carreggiate strette e ad una sola corsia. Lo fanno anche i pullman carichi di turisti, a decine e decine, ogni santo giorno: d’estate e in autunno, ogni mese dell’anno, finanche sotto il sole cocente di luglio e di agosto.
Qualcuno dirà: ma Matera ha i Sassi. D’accordo, ma pensate quante attrazioni di primissimo piano ha anche la Calabria, spesso vicine tra loro e “vendibilissime” in un unico e ben congegnato pacchetto. Penso, solo a titolo d’esempio, a Le Castella – Capocolonna – Crotone; a Serra San Bruno e area limitrofa; alla Piana di Sibari; al Pollino; all’Aspromonte; alla Locride. No! Alla Calabria non mancano i suoi “Sassi”: non è mai esistita, piuttosto, un’adeguata politica di programmazione turistica internazionale, accompagnata da una puntuale valorizzazione dei siti archeologici, dei borghi storici, dei beni artistici, dei paradisi naturalistici e paesaggistici, dei beni immateriali a partire dalla Dieta Mediterranea, ecc. ecc.
Stronchiamo quindi il noioso luogo comune della “mancanza di infrastrutture”: è solo una comoda scusa per tutti, per non fare, per non muoversi nella direzione giusta, per non crederci, per non migliorare l’esistente, a partire dalla raccolta della spazzatura e dalle altre mille attenzioni che sarebbero necessarie per esaltare il Tesoro-Calabria.
Matera è la prova a trazione meridionalista di come la carenza di infrastrutture viarie, portuali, ferroviarie e aeroportuali non pregiudichi in alcun modo la volontà dei turisti di raggiungere un luogo che lo meriti. Matera sta al Sud, è emarginata dal punto di vista della logistica e dei trasporti, è lontanissima dal centro-nord Europa, non ha il mare. Ma ci vogliono andare tutti: scandinavi, americani, cinesi, coreani, giapponesi, tedeschi e italiani. E Matera attrae turismo medio-alto, consapevole, appassionato, culturalmente attrezzato, in parte anche di massa ma comunque interessato a respirare storia, stili di vita, tradizioni millenarie: un patrimonio che la Calabria potrebbe mostrare e “vendere” a tonnellate. Occorrerebbero, però, meno celebrazioni autoreferenziali e più progetti sistemici. Essere polo d’attrazione di turismo internazionale significa occuparsi del territorio a 360 gradi, studiarlo, capirlo, attrezzarlo, promuoverlo, gestirlo, amarlo, affidarlo a mani specializzate. Significa avere delle idee che funzionano e realizzarle, monitorandone i risultati, e non gettando soldi a pioggia in mille eventi che non sono riusciti, finora, neanche ad allungare la stagione turistica calabra di soli dieci giorni. E le attrazioni che non ci sono le crei e le inventi, compresi i tour virtuali garantiti dalle nuove tecnologie, così come i piccoli e grandi musei, le ricostruzioni fisiche in qualsivoglia materiale, i racconti, i percorsi, le associazioni di stimoli e di sensazioni. Milioni di potenziali turisti sono assetati di storia antica, di emozioni ed esperienze dall’elevato contenuto culturale, di passeggiate tra sentieri incontaminati, di vere degustazioni di autentici prodotti tipici, di immersioni nelle tradizioni ben spiegate e presentate, di usanze millenarie e di stili di vita a misura d’uomo. Il turismo, come spiega brillantemente Matera, è altro rispetto all’assalto di quindici-venti giorni fatto di bagni a mare e di confusione. Del resto basterebbe chiedersi: quanti calabresi e famiglie di calabresi vivono di solo turismo?
E se volete che ve la dica tutta, troppe infrastrutture e troppo cemento possono addirittura risultare dannosi, perché sono invasivi rispetto all’immaginario di luoghi dal sapore antico. Chi vive a Londra, a Berlino, a New York o a Francoforte non viene in Calabria in cerca di aeroporti avveniristici o di autostrade che penetrano con violenza in ogni angolo, di asfalto e di colate di cemento, ma sono attratti dalle atmosfere che non conoscono, dal viaggio nei millenni, dai miti, dal “dna” unico e non delocalizzabile plasmato dai secoli e da continue contaminazioni culturali. L’esempio di Matera è tutto da imitare. La Calabria potrebbe costruire mille “Matera”, finendola di lamentarsi e concentrando i finanziamenti disponibili sulla costruzione di sistemi validi piuttosto che consumandoli (se non talora sperperandoli) in mille attività che troppo spesso hanno senso solo per chi le organizza! Una cosa e certa: a metà settembre, se non da fine agosto, escludendo forse qualche raro sito, in Calabria il turista diventerà una chimera, un essere lontano e sconosciuto. A Matera, invece, anche fino a Natale, decine e decine di pullman continueranno a macinare curve e controcurve pur di arrivare a visitare i Sassi! Non sto indicando la Luna, ma una cittadina meridionale che dal confine settentrionale calabro dista solo poche decine di chilometri!