La prima Festa di San Francesco vissuta a Paola sotto le insegne della “nuova era” targata Giovanni Politano, finalmente senza le restrizioni sanitarie dovute al covid, non passerà di certo agli annali come una delle edizioni meglio riuscite.

Condizionati dal maltempo, che per tre dei quattro giorni di celebrazioni canoniche ha funestato lo svolgimento delle più suggestive manifestazioni civili e religiose, costringendo gli organizzatori ad annullare concerti e processioni, i solenni festeggiamenti riservati al Patrono di Calabria, della Gente di mare e della stessa città affacciata sul tirreno cosentino, quest’anno si sono svolti in tono minore anche per via della tristezza che la morte prematura di padre Giovanni Tolaro, ha infuso nel cuore della Comunità dei Minimi, della città e dell’intero comprensorio, di cui il religioso si prendeva cura con l’opera svolta nella sua veste di cappellano all’ospedale e nella qualità di guida della Pastorale Giovanile.  

Ridimensionato in vari dei suoi aspetti più caratteristici, il “Quattro Maggio” appena trascorso si è consumato nelle scie luminose di uno spettacolo pirotecnico, anch’esso rimodulato al ribasso e spostato più a sud rispetto alla tradizionale location, per non mettere in pericolo una covata di Corriere Piccolo (Charadrius dubius), specie protetta di uccello migratore che ha deposto le uova a pochi metri di distanza da quello che è sempre stato il punto di partenza dei lampi colorati.

Segnalata alle autorità da un’associazione ambientalista, la presenza del nido ha comportato il dislocamento, diverse centinaia di metri più a sud – sempre sulla spiaggia –  della base da cui far partire i razzi, che seppur ridotti anche nel calibro, hanno comunque fatto la gioia dei residenti e delle attività insistenti nella parte meridionale del paese, dal cui centro urbano – invece – è risultato molto più difficile poter ammirare lo spettacolo pirotecnico.

Sebbene supportato da un generale gradimento, figlio della condivisione del principio animalista che lo ha determinato, questo cambio di programma è stato soltanto il primo con cui, organizzatori, cittadini, pellegrini, commercianti, ristoratori e avventori della fiera, hanno dovuto confrontarsi in questa ancora inconclusa edizione dei festeggiamenti 2023.

Per la prima volta in assoluto si è assistito ad uno scontro pubblico tra componenti della stessa categoria, con ambulanti schierati su fronti contrapposti per via di presunti torti nella suddivisione degli spazi da allestire, con accuse a dirigenti comunali e difese d’ufficio da parte dell’associazione nazionale. Cose mai viste in precedenza.

Tra le varie anomalie, anche il servizio di controllo dei varchi transennati, che è stato svolto - in maniera sincopata - sia da un’agenzia proveniente da Amantea, sia da ragazzi paolani, con questi ultimi dovuti subentrare in corso d’opera, perché sarebbe capitato che il personale della ditta incaricata non avesse ricambi nel ruolo al momento di assentarsi per pause di natura varia (lasciando quindi incustodite le postazioni per l’intera durata del tempo di riposo concordato, con ovvie ricadute negative per il traffico).

Sulla gestione della viabilità, altre note dolenti: oltre ai varchi lasciati incustoditi, la tolleranza riservata al parcheggio selvaggio è stata decisamente troppa. Tra marciapiedi occupati e carreggiate ristrette, per pedoni, persone disabili e genitori con figli e passeggini al seguito, raggiungere i punti nevralgici della fiera è stato un vero e proprio calvario, con diversi passaggi occlusi che neanche a piedi potevano essere attraversati e che, spesso, hanno richiesto più di dieci minuti per essere liberati dalle macchine in manovra.

Un’altra evidenza appuntata sul medesimo fronte, ha riguardato l’utilizzo di transenne marchiate dal comune di Fuscaldo, eventualità verificatasi anche in altre circostanze che però, quest’anno, è stata amplificata da altri “prestiti”, tra i quali – il più clamoroso – ha riguardato la banda musicale in accompagnamento alla processione che, il 4 maggio, ha toccato i punti principali della vita cittadina, tra i quali il commissariato, la stazione e il lungomare.

Della Festa delle Alici del vicino comune amministrato da Giacomo Middea, sono state inoltre utilizzate le luminarie, che per la prima volta da tanti anni a questa parte, non hanno costituito motivo d’orgoglio per la città del Santo, che non ha potuto sfoggiare alcuna novità esclusiva in tal senso (grandi critiche sono state riservate agli angioletti riciclati dagli addobbi natalizi, affiancati alla statua di San Francesco sul celebre arco che separa Piazza IV Novembre da Piazza del Popolo).

In attesa di veder recuperati gli eventi saltati a causa del maltempo, tra i quali il concerto dei The Kolors che si esibiranno nella serata del 7 maggio (ultimo dei giorni di allungamento della Festa voluto dal comune), allo stato attuale parecchi appuntamenti previsti nel programma civile non si sono tenuti, cosa che invece non è capitata col cartellone di manifestazioni proposte dalla comunità dei Minimi per ciò che concerne la parte religiosa dei Festeggiamenti.

A parte la processione del Sacro Mantello, impossibilitata a svolgersi sia per le bizze del meteo che per quelle del mare, tutto il resto del programma è stato rispettato, con le cerimonie di accensione della Lampada Votiva e quella riservata alla consegna delle chiavi della città al Santo, che hanno potuto avere luogo come tradizione vuole.

Sull’appuntamento di giorno 2 maggio è però opportuno aprire una parentesi, perché il presidente della giunta regionale – Roberto Occhiuto – non si è sottratto dal rispondere anche ad argomenti di attualità, che per la città di Paola vertono soprattutto sul tema “Ospedale” (visto il sempre più probabile riassestamento dei reparti che, al momento, compongono lo spoke condiviso con Cetraro).

A domanda specifica, il presidente della Regione – commissario alla sanità calabrese – ha testualmente risposto: «il mio compito è quello di ricostruire la sanità dalle macerie nelle quali mi è stata consegnata. Sto tentando di farlo e da qui a qualche settimana faremo il ridisegno dell’offerta ospedaliera, e lo faremo secondo i bisogni di salute dei calabresi e le ragioni che riguardano la programmazione. Non lo faremo guardando a chi grida di più per avere questo o quel servizio. I servizi si mettono la dove è utile metterli, rispettando quelli che sono i criteri di ogni programmazione sanitaria seria».

A margine del momento in cui ha vissuto l’emozione di accendere la Lampada Votiva, Roberto Occhiuto ha spiegato che «non è più il tempo, troppo spesso è accaduto in passato, di guardare alla sanità come a ciò che va governato guardando ciò che chiedono la politica locale, i sindaci, i consiglieri regionali. Non è più questo tempo, né a Paola, né a Cetraro, né in alcun posto della Calabria».