Il ricordo di Antonino Marino, brigadiere dei carabinieri e originario di San Lorenzo, nel Reggino, vive ancora oggi a Bovalino e viene celebrato anche quest’anno nella piazza a lui intitolata con una sobria cerimonia ma dall’alto valore simbolico, morale e civile. Il militare, nella notte tra l’8 e il 9 settembre del 1990, veniva ucciso a colpi d’arma da fuoco mentre si trovava a Bovalino Superiore in occasione della festa patronale, in compagnia della moglie incinta e del figlio di soli due anni, che rimasero entrambi feriti dai colpi esplosi dalla mano criminale di un uomo che approfittò dello spettacolo pirotecnico per compiere l’omicidio e dileguarsi tra la folla, facendo perdere ogni sua traccia.

Questa mattina Piazza Marino ha visto stringersi attorno al suo ricordo, con la deposizione di una corona d’alloro, i familiari del brigadiere e le autorità civili, militari e religiose del territorio. «È importante, come ogni anno, ricordare e stringerci con tutta la comunità in un abbraccio rivolta alla memoria del brigadiere Marino» - ha commentato il primo cittadino di Bovalino Vincenzo Maesano -. Abbiamo voluto che il suo ricordo vivesse anche con questa piazza a lui intitolata e che deve essere il segno di lotta continua contro la criminalità e contro ogni tipo di sopraffazione».

La cerimonia è poi proseguita con una messa nella Chiesa di San Nicola di Bari, officiata dal vescovo di Locri-Gerace monsignor Francesco Oliva e dai cappellani militari don Aldo Ripepi e don Vincenzo Ruggiero. Presenti, tra le varie autorità, oltre al sindaco Maesano anche il prefetto di Reggio Calabria Massimo Mariani e il comandante provinciale del Comando dei carabinieri di Reggio Calabria, il colonnello Marco Guerrini.

«Questo è un momento molto importante di esercizio della memoria - ha sottolineato il colonnello Guerrini - ricordiamo la figura di un militare dell’arma barbaramente ucciso qui a Bovalino dopo aver prestato servizio in importanti sedi come Platì e San Ferdinando di Rosarno. Quindi è un momento che ci riporta a riflettere anche sulla violenza che queste terre hanno subito nel tempo e che ci ispira come esempio per continuare nell’attività di contrasto ai fenomeni criminosi e alla ‘ndrangheta, che tutt’oggi è presente».

Al brigadiere Marino è stata conferita, il 2 settembre del 1993, la Medaglia d'oro al valor civile in quanto: «Comandante di Stazione impegnato in delicate attività investigative in aree caratterizzate da alta incidenza del fenomeno mafioso, operava con eccezionale perizia, sereno sprezzo del pericolo e incondizionata dedizione, fornendo determinati contributi alla lotta contro efferate organizzazioni criminali fino al supremo sacrificio della vita, stroncata da vile agguato. Splendido esempio di elette virtù civiche e di altissimo senso del dovere». L’omicidio di Marino rimase per quindici lunghi anni avvolto nel mistero. Soltanto nel 2014, a seguito delle rivelazioni di un pentito, furono condannati a trent’anni di carcere per l’omicidio di Antonino Marino, Francesco Barbaro e Antonio Papalia.