A Sanremo 2025 non c’è solo Brunori Sas a portare la Calabria sul palco dell’Ariston. Accanto a lui, c’è Massimiliano Cellamaro, meglio conosciuto come Tormento, una vera leggenda del rap italiano. Se Brunori sta incantando il pubblico con L’albero delle noci, un pezzo intimo e poetico, Tormento sta scrivendo un nuovo capitolo della storia del rap italiano con La mia parola, brano realizzato insieme a Guè, Shablo e Joshua.

Nato a Reggio Calabria il 6 settembre 1975, Tormento ha iniziato il suo percorso musicale proprio a Reggio, passando dai ricordi di via Melacrino al palco di Sanremo. Con i Sottotono ha fatto la storia dell’hip-hop italiano negli anni ’90, regalando singoli indimenticabili come La mia coccinella.

Tuttavia, la sua carriera non è stata sempre in discesa. Nel 2001, proprio a Sanremo, una colluttazione con Valerio Staffelli per la consegna di un Tapiro e le censure imposte al testo portarono allo scioglimento del gruppo. Ma oggi, dopo 24 anni, Tormento è tornato sul palco più importante d’Italia, questa volta riscrivendo le regole del gioco.

La mia parola è un singolo rap dalle vibes anni 2000, un’epoca in cui il genere veniva snobbato nei grandi eventi italiani. Ma Tormento e i suoi compagni di avventura hanno dimostrato che il rap può coesistere con il cantautorato e persino dialogare con il mondo sanremese.

Il timbro R&B inconfondibile di Tormento si sposa alla perfezione con lo stile di Guè e il beat di Shablo, uno dei migliori produttori italiani. A completare il quadro, la voce calda di Joshua e un ritornello martellante che rende il pezzo fresco e moderno, nonostante le sue radici old school.

Anche l’Accademia della Crusca ha dato il suo giudizio positivo, assegnando al testo un solido 7/8, uno dei voti più alti tra i brani del Festival. Segno che il rap fatto bene può stringere la mano al cantautorato senza timori.

Mentre Brunori racconta la Calabria attraverso immagini poetiche come la scirubetta (un dolce antico a base di miele e neve), Tormento parla del suo vissuto urbano e delle sue radici reggine. Due percorsi diversi, ma entrambi rappresentano l’anima musicale e poetica di una regione che non smette mai di sorprendere.

Dal parco di via Melacrino all’Ariston, Tormento ha compiuto un viaggio lungo e complesso, ma sempre autentico. E, come Brunori, merita tutto il sostegno della sua terra.