«Avevo ricevuto una proposta importante da un grosso studio di architettura a Torino con la possibilità poi di fare anche qualche supplenza a scuola, ma ora, con le nuove disposizioni, è impossibile pensare ad un trasferimento a breve. È l’Italia che mi obbliga a rimanere fuori dall’Italia».

Cosimo Mirigliano è uno dei tanti calabresi che la vita ha portato lontano dalla Calabria: architetto e scrittore, da anni, dopo tante esperienze tra Europa, Canada e Australia, si è stabilito a Londra dove ha conosciuto il suo compagno, Giovanni che in Gran Bretagna ci era arrivato da Torino. Un legame stabile e consolidato negli anni ed arricchito, da poco più di quattro mesi, dall’arrivo della piccola Sole, nata grazie all’aiuto di una madre “surrogata”. Una famiglia italiana del ventunesimo secolo che, nell’Italia degli sproloqui sulla sostituzione etnica e degli allarmi contro il calo di nascite, non ha diritti.  Un problema che viene fuori dallo stop alle registrazioni dei figli di coppie dello stesso sesso frutto di una circolare ministeriale inoltrata alle Prefetture, e diretta conseguenza della bocciatura, da parte della commissione politiche europee del Senato, della proposta di regolamento Ue per il riconoscimento dei diritti dei figli anche delle coppie gay.

Una proposta che aveva avanzato anche l’ipotesi di un certificato europeo di filiazione – una sorta di carta d’identità per tutti i minori europei e che garantisce ai minori tutti i diritti anche nei paesi europei che non li riconoscono nei loro ordinamenti nazionali – ma che è stata respinta poche settimane fa in commissione, lasciando le famiglie come quella di Cosimo, Sole e Giovanni «in una sorta di sabbie mobili. In questo momento – racconta l’autore di “Due corpi una sola mente” e “L’estate interrotta” – siamo in Italia per qualche giorno per motivi di lavoro e i primi problemi del non avere potuto registrare la bimba si sono manifestati immediatamente. Abbiamo pensato di approfittare del soggiorno a Milano per fare qualche visita medica “aggiuntiva” alla bambina che però risulta di cittadinanza inglese e le visite mediche le abbiamo dovute fare tutte a pagamento».

Sole infatti, pur essendo figlia di italiani, non è cittadina italiana. «Non possiamo farle fare il passaporto italiano – dice ancora Mirigliano – perché sul documento inglese c’è riportato il doppio cognome: il mio che sono il suo padre biologico e quello di Giovanni, l’altro suo papà, che in Italia non è riconosciuto. Per ottenere un documento italiano, il mio compagno dovrebbe rinunciare ad ogni diritto anche in Inghilterra, dovrei rifare il documento della bimba con il mio solo cognome, e solo dopo potrei fare la traduzione dell’atto di nascita per ottenere i documenti italiani. Una follia».

Conosciuti per caso alla fermata del bus nell’hinterland londinese dieci anni fa, Cosimo e Giovanni, giovane imprenditore che gestisce un locale in città, già da qualche tempo pensavano di avere un figlio: «A lungo abbiamo raccolto informazioni su come potere realizzare il nostro sogno, poi una sera, grazie ad amicizie comuni, abbiamo conosciuto questa giovane donna, sposata e madre di un figlio. Siamo diventati amici e abbiamo cominciato a frequentarci. Dopo averci conosciuto e avere capito quanto forte fosse il nostro desiderio di avere un figlio, è stata lei a proporsi, con la raccomandazione che saremmo rimasti in contatto anche dopo la nascita della bambina. Un proposito che abbiamo accettato con entusiasmo, tanto che alla piccola parliamo anche in inglese in modo che, se dovessimo tornare in Italia, potranno continuare a sentirsi. È stato tutto bellissimo, tutto molto naturale».

Nato e cresciuto a Caulonia, nel reggino, Cosimo Mirigliano e la sua famiglia non hanno rinunciato al sogno di tornare a vivere in Italia «anche solo per fare crescere Sole con il resto delle nostre famiglie. Il mio compagno ha due figli frutto di un suo precedente matrimonio, uno di loro ha anche vissuto per un paio d’anni con noi a Londra. Ma ad oggi è impossibile pensare di tornare a vivere in Italia, solo a pensarlo mi viene da impazzire. Nei fatti, qui, se non cambiano le cose, sarei costretto a fare tutto da solo. Passerei le mie giornate a firmare deleghe in favore del mio compagno: per la scuola, per lo sport, per la musica. Senza considerare che alcuni uffici, queste deleghe non le accettano e dovrei costantemente prendere permessi al lavoro per fare da solo quello che nelle famiglie normalmente si fa in due. Il mio rapporto con la Calabria però resta solido. Ci ho anche ambientato il mio prossimo romanzo in uscita a breve. Veniamo giù in vacanza tutti gli anni e non abbiamo avuto mai nessun problema. Il Comune mi ha anche invitato ad una serata a tema sulle pari opportunità che si farà il prossimo agosto».