VIDEO | Sbarcato nel 2017 e accolto da Carmelita come un figlio, il giovane progetta in Calabria il suo futuro e pensa anche a quando andrà a trovare in Africa la sua famiglia
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«È entrato nella nostra casa per restare per sempre. Per me non è un affido perché Lass è come un altro figlio. Quando mi chiama mamma, la bellezza di questa parola è data dal modo in cui lo dice. Io ci sento tutto il suo cuore». Le storie di amore più belle sono quelle che hanno tanti volti a testimoniarne la profondità e la spontaneità. In questa storia c'è il volto sorridente di Carmelita Minniti, già madre di Chiara e Piero, che un giorno di tre anni fa ha aperto le porte della sua casa e del suo cuore a un giovane venuto dalla lontana Guinea Francese.
C’è il volto di un’intera famiglia di Reggio Calabria che ha fatto prontamente e generosamente spazio nel suo nido perché un ragazzo ne aveva bisogno; c'è il volto di Tommaso al quale è bastato vedere la gioia sul volto della moglie Carmelita per non esitare e condividere subito anche lui questa esperienza; ci sono i sorrisi pieni di Chiara, che ha avuto lo slancio da cui tutto è nato, e di Piero che adesso ha un fratello che adora.
E c'è il volto oggi felice di Lass, arrivato al porto di Reggio quattro anni fa, dopo un viaggio scandito da pericoli e sofferenze, che in questo nido familiare, circondato dall'affetto, ha scoperto la sicurezza e la serenità di fare progetti per il futuro, ritrovando quel calore lasciato dolorosamente indietro e al quale non avrebbe mai rinunciato se non fosse stato necessario.
La storia di Lass
Il suo viaggio è iniziato dopo la morte del padre. Non aveva neppure 15 anni quando, primogenito, ha dovuto lasciare il suo villaggio per cercare altrove, seppur giovanissimo, il modo di prendersi cura della madre, delle due sorelline e dei due fratellini più piccoli.
«Quando è morto mio padre, i problemi economici della mia famiglia mi hanno spinto a lasciare la scuola per aiutarli. L'unico modo è stato quello di partire per cercare altrove quelle possibilità che, restando nel mio villaggio in Guinea, non avrei trovato. Non avevo alternative, non potevo restare a guardare. Sono partito per assolvere al mio dovere, da capofamiglia ormai, di cura della mia famiglia. Toccava a me. Era una mia responsabilità», racconta Alhassane Diallo che tutti qui conoscono come Lass.
La Libia e il viaggio in mare: «Non lo rifarei»
Passato dalla Libia, dove ha vissuto esperienze terribili e dolorose, è riuscito a partire via mare a bordo di un'imbarcazione di fortuna, convivendo fino all'ultimo con la consapevolezza di non aver mai imparato a nuotare e, tra le tante, con la paura di morire affogato.
«Non augurerei neppure al mio peggior nemico di vivere le esperienze che ho vissuto io, soprattutto in Libia. Sono state davvero terribili», racconta Lass. La sua è la lucidità di un ragazzo cresciuto in fretta, che le asperità della vita hanno reso candidamente certo che se tornasse oggi indietro, preferirebbe restare nella povertà del suo villaggio piuttosto che rischiare costantemente di non sopravvivere e di vedersi segnare l'anima e il corpo da esperienze durissime. Nonostante quel viaggio oggi lo abbia portato nella famiglia di Carmelita, alla quale si è legato come un figlio e che lui ama come una madre, Lass è straordinariamente risoluto e dice: «Oggi, non lo rifarei».
Dopo l'arrivo al porto di Reggio Calabria nel 2017, in quanto minore non accompagnato è stato accolto in casa Anawim, struttura allestita presso un bene confiscato concesso in comodato d'uso alla diocesi Reggio Calabria-Bova, nell'ambito del progetto targato Filoxenia, promosso nel 2016 con la finalità di accogliere e contribuire ad integrare minori stranieri non accompagnati.
Il momento in cui andare è diventato occasione per restare
Ad un tratto solo l'affido ad una famiglia lo avrebbe salvato dal trasferimento. Nel febbraio del 2018, infatti, venute meno le condizioni di emergenza, nonostante i percorsi scolastici e di integrazione già avviati a Reggio Calabria, per Lass e altri ragazzi era arrivato il momento di raggiungere altri centri di accoglienza. È stato lo slancio della figlia Chiara a deviare il destino di Lass. Per lui quella famiglia è stata quella di Carmelita e del marito Tommaso.
«Un giorno mia figlia Chiara mi ha parlato della situazione di questi ragazzi che, nonostante avessero trovato a Reggio stabilità e sostegno, per ragioni burocratiche avrebbero dovuto improvvisamente cambiare città. Tra questa chiacchierata e l'arrivo di Lass nella nostra casa sono trascorsi solo pochi giorni. Non c'è stato molto tempo per pensare. Con due figli già grandi, non avrei mai pensato di trovarmi in questa situazione ma ad un tratto ho detto sì e basta. Non ho visto altro che un ragazzo che aveva bisogno di una famiglia. Un impulso che ho sentito e ho assecondato e di cui ho scoperto la profondità quando ho incrociato per la prima volta gli occhi di Lass. Purtroppo anche tutto il nostro affetto non lenirà le ferite e i traumi che ha subito prima di arrivare qui, ma speriamo comunque che con noi possa sentirsi al sicuro. Dopo tutto quello che ha passato, così giovane, merita ogni attenzione», racconta Carmelita.
«Mi sento anche figlio loro. Sono grato e felice»
«Non sapevo come sarebbe stato. Sarebbe dipeso dai caratteri e sapevo che avevamo culture e religioni diverse; invece è andata benissimo. Sono stato accolto subito e mi sento a casa come se fossi in Guinea. Sono persone semplici, con un grande rispetto per il prossimo. Loro sono cristiani e io sono musulmano. In questo periodo sto facendo il ramadan. Sono a digiuno dall'alba al tramonto e loro mi aiutano e mi supportano. Non mi sono mai sentito straniero né trattato diversamente rispetto ai figli in questa casa. Mi sento molto fortunato ad averli incontrati. Non è da tutti potersi sentire figlio anche di altre persone, oltre che dei propri genitori naturali. Sono molto grato e contento. Sono sinceramente felice qui», racconta Lass sorridendo.
«Lass è parte della nostra famiglia»
Una scelta d'amore autentico, l'inizio di un nuovo cammino di condivisione e integrazione per tutta la famiglia di Carmelita e che ha consentito a Lass di mettere radici, di pensare al futuro, di iniziare ad aiutare la sua famiglia di origine con cui è in costante contatto e che presto andrà a trovare. «Le incognite erano tante ma mi sono fatta guidare da quella che sentivo essere la cosa giusta. Le difficoltà ci sarebbero state e le avremmo superate come si fa in ogni famiglia. È stata ed è per me un'esperienza bellissima che ho deciso di vivere fino in fondo. Non ho mai pensato ad un affido temporaneo, ma ad aiutare un ragazzo in ogni modo in cui sarebbe stato possibile. Oggi Lass è parte della nostra famiglia. Come un figlio che accompagneremo nella crescita e fino in Guinea Francese a far visita alla sua famiglia», racconta ancora Carmelita.
Il futuro
Il prossimo anno Lass si diplomerà all’istituto alberghiero di Villa San Giovanni e finirà anche il periodo di affido prolungato che, nonostante la maggiore età, gli è stato accordato dal Tribunale. Allora sarà un lavoro stabile a consentirgli di rimanere regolarmente in Italia. Una prospettiva, non l'unica, che per Lass è sempre più concreta. Con i suoi venti anni, la sua fede in Allah e il sogno di diventare cuoco, una passione che ha scoperto di avere qui frequentando l'azienda della famiglia che lo ha accolto attiva nel settore della gastronomia, adesso Lass immagina la sua vita qui.
Pur alimentando costantemente il profondo legame con la famiglia di origine, che ha sempre davanti agli occhi e nel cuore, sta costruendo qui la sua vita. Fidanzato con Eleonora, vive circondato dall'affetto di tante persone. Tra loro c'è anche Piero con cui condivide non soltanto la passione per il calcio e per la Juve.
«Nel paese da cui vengo, i miei amici avevano tutti un fratello maggiore a cui fare riferimento. Io ho trovato qui il mio. Piero è per me una persona importante. Subito abbiamo stretto un legame forte e profondo», racconta ancora Lass.
Madri
«Noi come famiglia ci siamo e ci saremo sempre per Lass», sottolinea Carmelita, riempiendo di senso una scelta che ogni giorno con la sua famiglia rinnova con grande entusiasmo, seminando speranza.
Da famiglie costrette a separarsi altre ricevono il dono di allargarsi. Ci sono madri che vivono nel calore di una fotografia e altre grate di poter stringere una mano. Destini saldati tra loro da un Amore che mai divide e che sempre si moltiplica.