VIDEO | Dopo le doglianze di alcuni ospiti della struttura, i responsabili chiariscono: «Operativi da agosto ma non abbiamo visto un euro». Le lamentele legate alla mancata erogazione del pocket money, circa 2 euro e 50 al giorno
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Dopo l'inaspettata scoperta di una struttura di accoglienza a Fuscaldo abusiva e quindi non adatta ad ospitare i richiedenti asilo in Italia, l'associazione Amos di Rende, che gestisce un centro di accoglienza sul tirreno cosentino, è stata costretta ad agire prontamente, trasferendo le centodieci persone ospitate, in gran parte provenienti dall'Africa e dal sud-est asiatico, in un altro ex albergo lungo la ss 18. È stata una corsa contro il tempo, tra complesse procedure burocratiche e difficoltà logistiche, per garantire una sistemazione adeguata ai migranti arrivati nel nostro Paese dopo viaggi estenuanti e pericolosi.
I gestori hanno sentito l'importanza di rendere trasparente il loro impegno dopo le recenti lamentele di alcuni migranti sulle condizioni di soggiorno, che riguardavano i comfort, i diritti e altri aspetti. Hanno aperto le porte del centro per consentire una visita durante la quale non sono emerse anomalie, né sul fronte del riscaldamento, né per quanto riguarda gli indumenti distribuiti, il cibo preparato secondo le usanze di ciascuno o la disponibilità di acqua calda nei bagni delle varie stanze.
La protesta | Fuscaldo, i migranti ospiti del centro di accoglienza denunciano disservizi logistici e finanziari
Il nodo pocket money
Tuttavia, il punto critico al momento è il mancato pagamento del pocket money, ossia i 2 euro e 50 centesimi al giorno previsti dal governo per ciascun ospite, corrispondenti a 75 euro mensili. La Prefettura di Cosenza, responsabile di distribuire questi fondi per conto del ministero, non li rende disponibili da circa sette mesi, a causa di un problema più ampio che coinvolge l’intero territorio nazionale. Si confida di risolvere questa situazione il più rapidamente possibile. Nel frattempo, gli operatori del centro di Fuscaldo stanno affrontando la questione con le proprie risorse, garantendo addirittura la copertura delle due sole mensilità mancanti entro la prossima settimana.
«Il discorso è questo - ha spiegato il responsabile del centro per conto dell’associazione Amos, Marco Vommaro - gli ospiti percepiscono due euro e 50 centesimi al giorno, una cifra irrisoria ma utile alle piccole esigenze quotidiane. Da quando queste somme sono venute a mancare, siamo entrati in difficoltà, pur continuando a garantire tutti i servizi, compresa la distribuzione del pocket money che, nonostante il ritardo nell’erogazione da parte della Prefettura (giunto ormai a sette mensilità arretrate, ndr), da noi è indietro di soli due mesi».
Gli operatori: «Non abbiamo visto un euro»
«Siamo operativi dallo scorso 11 agosto - ha spiegato il dottor Vommaro - e ancora non abbiamo visto un euro, ma confidiamo che in futuro queste cose si risolvano, anche per il bene dei ragazzi, perché comunque l'acqua calda c'è, il riscaldamento c'è, c'è tutto, compreso il vestiario».
«Noi vogliamo soltanto il bene dei ragazzi - ha concluso il referente dell’associazione Amos - sono 110, e tutti di tutti di nazionalità diverse, che alla fine si sono integrati abbastanza bene con la comunità locale, perché molti loro comunque vanno pure comunque la mattina escono, vanno a fare i giretti, e qualche lavoretto per tenersi occupati, perché ancora non possono essere assunti in quanto sono in attesa di vedersi accordata la richiesta di asilo».