Tutti gli articoli di Attualità
PHOTO
REGGIO CALABRIA - Non ha ceduto alle pressioni e alle intimidazioni della cosca. Ha denunciato alla magistratura i tentativi di infiltrazione mafiosa in comune. Antonino Bartuccio, ex sindaco di Rizziconi, ha permesso all’antimafia di portare a termine l’operazione che si è chiusa oggi, dopo tre anni di indagini. In manette sono finiti 16 presunti esponenti della potente cosca Crea.
Le accuse. Alle persone fermate dalla Dda di Reggio Calabria vengono contestati, a vario titolo, i reati di associazione mafiosa, estorsione, intestazione fittizia di beni e truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche. La polizia, che ha eseguito gli arresti autorizzati dal gip del tribunale della città dello stretto hanno sequestrato beni per un valore complessivo di 5 milioni di euro. E’ stato l’ex sindaco di Rizziconi a denunciare ai magistrati una serie di irregolarità e di condotte illecite nella gestione dell'amministrazione comunale, pianificate per avvantaggiare la cosca Crea.
Gli arrestati. Destinatari dei provvedimenti restrittivi il presunto capo storico del sodalizio criminale, Teodoro Crea, 75 anni, la moglie, la figlia e la nuora. Irreperibile il figlio del presunto capoclan, Giuseppe, pure indagato. Sono finiti in manette anche un ex assessore, Domenico Rotolo, e due ex consiglieri comunali di Rizziconi, Giacomo Cutrì e Vincenzo Alessi. I tre sono accusati di aver tentato di condizionare dall’interno l’attività dell’esecutivo cittadino e di aver tentato di favorire il clan Crea addomesticando concorsi e gare d’appalto. Secondo la Direzione distrettuale antimafia la cosca, una volta capito che non avrebbe mai convinto Bartuccio ad obbedire ai propri diktat, avrebbe avvelenato il clima politico locale determinando lo scioglimento del consiglio comunale avvenuto nell’aprile del 2011 con le dimissioni di 9 consiglieri.