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Giuseppe Barreca, sessant’anni, condannato definitivamente all’ergastolo per una serie di reati perpetrati nel Reggino negli anni Novanta, dopo aver conseguito anni addietro la laurea in Scienze della comunicazione presso l’Università di Perugia, nel novembre 2016 si è addottorato per la seconda volta in Comunicazione istituzionale presso lo stesso ateneo umbro con altissima votazione.
Il Barreca, come riportano in una nota diffusa alla stampa, è l’unico detenuto nelle carceri italiane ad aver conseguito due lauree per lo stesso orientamento tecnico avviandosi a gran falcate verso il completo recupero al consorzio civile, per come dimostrano i numerosi successi conseguiti anche sul versante letterario scanditi dai tantissimi premi allo stesso assegnati su scala nazionale. In ordine al lusinghiero percorso accademico va evidenziato che la tesi della seconda laurea è stata ritenuta meritevole di dignità di stampa e quindi confluita in parte qua nel testo accademico ufficiale dell’Università di Perugia ed utilizzata quale tema di approfondimento scientifico (Diritto Privato) da parte degli studenti della Facoltà di Scienze Politiche.
Legittimo, quindi, l’orgoglio del dottor Barreca che ha scoperto nello studio e nella cultura una ragione di vita volta a riscattare un pregresso ed ormai lontano periodo turbolento che gli è valso il carcere a vita. Lo stesso non dispera di riguadagnare la libertà perduta così come il fratello Santo anch’egli condannato per gli stessi reati ed ormai prossimo alla laurea e che ha già lasciato le carceri poiché recentemente ammesso al beneficio della libertà condizionale che gli consente di lavorare – totalmente libero – in una azienda del nord Italia lontano dalla Calabria.
Del resto, puntualizzano gli avvocati Aurelio e Steve Chizzoniti, che assistono i fratelli Barreca, “ben due Gip della Repubblica hanno conclamato in tempi diversi l’ormai avvenuta estinzione della cosca Barreca i cui esponenti di spicco sono da tempo redenti grazie anche all’alta professionalità del personale penitenziario, equipe sociali e Magistrati di Sorveglianza operanti presso le strutture carcerarie ove gli stessi sono stati ristretti per ben ventisei anni. Questo depone”, proseguono i difensori, “per una netta vittoria dello Stato rispetto all’illegalità oggi ampiamente rinnegata, attraverso fatti concreti e concludenti, dai due ergastolani tenacemente proiettati verso ulteriori, significativi e più prestigiosi traguardi. Da evidenziare”, concludono gli avvocati Chizzoniti, “il ruolo della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Reggio Calabria che, attraverso il sostituto Giuseppe Lombardo, ha scrupolosamente istruito le istanze formalizzate dai fratelli Santo e Giuseppe Barreca poi accolte dai rispettivi Tribunali di Sorveglianza territoriali di Sassari e de L’Aquila”.