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"Leggo che il procuratore della Repubblica Federico Cafiero de Raho ha definito alla Camera dei Deputati il giornalismo di Klaus Davi letteralmente un esempio di 'coraggio' nonché 'molto utile per la magistratura'. E per tutta risposta il servizio pubblico gli impedisce, a quanto scrive Libero stamattina, di realizzare altri servizi sul tema 'ndrangheta per il programma “Storie Vere”, aggrappandosi a un cavillo contrattuale". Lo afferma il senatore Stefano Esposito del Partito Democratico e membro della commissione Antimafia.
"Cosa ancora più singolare dopo che proprio i servizi realizzati per la Rai sono stati insigniti in varie occasioni, tra cui quella del Premio Livatino - prosegue l'esponente pd -. Pur nel rispetto della libertà editoriale, trovo che la scelta sia stravagante. Quale forma più indicata di servizio pubblico puo' esserci se non quella funzionale all'attività dello Stato contro l'Antistato? L'antimafia da salotto non serve. Serve quella in prima linea sul campo".
Sulla questione è anche intervenuto il senatore Forza Italia, Maurizio Gasparri: "Apprendo dal quotidiano Libero che la Rai ha impedito a Klaus Davi di proseguire la sua collaborazione con il programma 'Storie vere' per il quale ha realizzato numerosi servizi sulla 'ndrangheta con la improbabile quanto comica scusa che lui sarebbe un opinionista e quindi non potrebbe fare le esterne".
"Un servizio pubblico che fa ricorso a questi mezzucci è alla frutta - prosegue il parlamentare -. Il giornalismo di Davi è stato pubblicamente elogiato da pubblici ministeri quali De Raho e Musolino, nonché dai familiari dei magistrati Livatino Saetta e Costa, martiri dello Stato per mano mafiosa, che gli hanno tributato un premio per il suo lavoro. Sulle minacce di morte che ha subito stanno indagando ben due procure. Forse il problema per la Rai è che Davi è sempre stato indipendente, mai allineato e mostra come l'Italia di Renzi non è quella favola idilliaca che ci viene raccontata nei programmi schierati".