Per l’ingegnere meccanico di Acri è la dodicesima missione: «C’è il sole 24 ore al giorno, non è mai buio. Paura? No, ma preoccupazioni tante per le condizioni climatiche e ambientali»
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Tanti auguri a Francesco Pellegrino, dalla lontanissima Italia all’Antartide. Abbiamo rintracciato l’ingegnere di Acri, che si trova addirittura in Antartide, a 20.000 km circa di distanza. Ha impiegato circa 30 ore di volo per raggiungere la Stazione. La missione è attuata da Enea, Cnr e Ogs.
«Mi trovo esattamente presso la Stazione italiana Mario Zucchelli a sto ricoprendo il ruolo di Capo Base. Ho la responsabilità di coordinamento dei servizi tecnici e logistici della Base nell’ambito della 40esima Spedizione italiana in Antartide del Programma Nazionale di Ricerche in Antartide»
Cerchiamo di capire quali sono gli scopi della missione.
«La missione, attuata da Enea, Cnr e Ogs, nell’ambito del Programma nazionale di ricerche in Antartide (Pnra), coinvolge un team di 140 persone tra tecnici, ricercatori e ricercatrici, impegnato nelle basi Zucchelli e Concordia e sulla nave Laura Bassi in progetti riguardanti diverse discipline, tra cui glaciologia, climatologia, biodiversità e oceanografia. Il ruolo dell’Enea, il mio ente di appartenenza è quello di provvedere all’attuazione logistica della Spedizione e alla gestione del patrimonio infrastrutturale dell’Italia in Antartide»
L’Antartide è lontanissima. E tutto è così diverso.
«In questo momento siamo nel piano dell’estate australe, l’irraggiamento è costante 24 ore al giorno, non è mai buio e le condizioni meteoclimatiche sono buone. Gli ultimi giorni dell’anno sono i più “caldi” dell’estate australe, con le temperature che possono raggiungere anche lo zero, presso la Base costiera Mario Zucchelli».
Tanti saranno i problemi climatici da affrontare.
«I principali problemi climatici sono relativi all’intensità dei venti catabatici che in questi giorni hanno raggiunto anche i 190 km/h di velocità per alcuni giorni consecutivi rischiando di danneggiare alcune strutture».
E ora entriamo nel vivo della missione.
«La missione è partita a metà ottobre con l’invio del primo gruppo di tecnici che si è occupato dello start up della Stazione che rimane usualmente chiusa nel corso dell’inverno australe e si chiuderà a metà febbraio. Io sono partito il 12 dicembre e la lascerò l’Antartide in febbraio, con il gruppo di chiusura che si occuperà della messa in conservazione degli impianti e delle infrastrutture per l’inverno».
Francesco ha accumulato un’importante esperienza in Antartide. Ha iniziato con la prima missione già nel 2012.
«Sí, e poi ho continuato ogni anno a venire in Antartide. Questa in corso è la mia dodicesima spedizione consecutiva. È un lavoro che svolgo con passione, mi occupo di Antartide 12 mesi all’anno, anche quando sono in Italia ricoprendo il ruolo di Responsabile del servizio ingegneria dell’Unità tecnica Antartide dell’Enea».
Possiamo intuire che la fase di campo è quella più stimolante.
«Esattamente, e lo è per le caratteristiche uniche di questo posto, ma è frutto di un duro lavoro di 12 mesi che si svolge in Italia, e andare in campo è il coronamento di questo lavoro che altrimenti rimarrebbe solo sulle carte della mia scrivania a Roma. Mi piace toccare con mano le cose insomma. Inoltre, adesso che sono uno dei più veterani del gruppo, ho iniziato a trasmettere la mia esperienza di campo al personale neofita in modo che le attività possano avere continuità nel tempo».
Certo che queste missioni non sono una passeggiata, e possono presentare anche rischi importanti. Con momenti di paura.
«Paura mai, preoccupazioni tante. Alcune operazioni che svolgiamo sono delicate per le condizioni ambientali in cui si svolgono e spesso per i tempi stretti a disposizione. Le condizioni meteorologiche condizionano pesantemente le attività all’esterno come operazioni aeree, navali, immersioni subacquee o lavori di manutenzione e siamo abituati a modificare la pianificazione continuamente. Tutte le attività vengono programmate nel dettaglio e niente è lasciato al caso».
Certamente saranno capitati degli imprevisti.
«Sí, ma siamo riusciti a fronteggiarli bene grazie all’esperienza del personale logistico che è di elevata specializzazione».
Allora dall’Antartide vorrai mandare un saluto a chi ci sta leggendo.
«Il mio saluto e i miei auguri vanno ai miei cari ovviamente, e a tutti i calabresi in generale. Anche in Antartide si festeggia il Natale e saremo anche i primi nel Mondo a brindare al nuovo anno. Ci teniamo che il personale scientifico e logistico impegnato in Antartide possa festeggiare in serenità. Sono per tutti noi forse i giorni più difficili dove la mancanza di casa si accentua maggiormente. È ancora più importante creare in questi giorni un clima familiare e conviviale e cerchiamo di rispettare quanto possibile le nostre tradizioni».
Le missioni italiane in Antartide sono condotte nell’ambito del Programma Nazionale di Ricerche in Antartide (PNRA), finanziato dal Ministero dell'Università della Ricerca (MUR) e gestito dal Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) per il coordinamento scientifico, da ENEA per la pianificazione e l’organizzazione logistica delle attività presso le basi antartiche e dall’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale (OGS) per la gestione tecnica e scientifica della nave rompighiaccio Laura Bassi.