L’Italia come la Turchia. Un paragone che sembra ingeneroso (per l’Italia), eppure in queste ultime ore due episodi simili e al contempo molto diversi stanno scuotendo l’opinione pubblica di entrambi i Paesi, dividendo e catalizzando le idee su fronti opposti che sono diventati trincee fortificate dal filo spinato dell’ideologia. A scatenare quella che solo in apparenza è una futile schermaglia politica, sono due spot, uno commerciale, in Italia, e l’altro con finalità di solidarietà sociale, in Turchia.

La pesca senza prezzo

Quello che ci riguarda più da vicino è lo spot di una grande catena di supermercati diffusi quasi esclusivamente al Nord, Esselunga. Nel promo già celebre dopo qualche passaggio sulle reti nazionali, una bimba va a fare la spesa con la mamma in uno di questi supermercati. Poi, all’improvviso si allontana. Quando se ne accorge, la mamma, preoccupata, la chiama e la cerca tra gli scaffali, finché non la trova nel reparto frutta e verdura dove la bambina rimira pensierosa delle pesche bellissime. «Perché ti sei allontana? Non farlo mai più», la rimprovera la madre. Poi, tranquillizzata dallo scampato pericolo, si addolcisce: «Vuoi una pesca? Ok, la compriamo...». La pesca (mai pesata e prezzata) passa sul tapis roulant della cassa mentre la bimba continua a guardarla pensierosa e chiaramente infelice.

La famiglia dei sogni spezzati

La scena successiva mostra mamma e figlia a casa (una bellissima casa), mentre giocano e guardano i cartoni in tv. L’assenza del padre diventa così evidente. Finché il papà non si palesa bussando al citofono. Aspetto leggermente trasandato, capelli rossi e barba lunga, l’uomo è venuto a prendere sua figlia per quella che evidentemente è la giornata che potrà passare con il padre, nella routine di un matrimonio fallito. Mentre la bimba sale nell’auto del papà, la mamma sbircia dalla finestra con un sguardo indecifrabile, tra rammarico e risentimento. Lo ama ancora? Lo odia? Non si sa e non importa. Mentre l’uomo si appresa ad allacciare la cintura di sicurezza alla figlia, la bimba prende dal suo zainetto la pesca e la porge al padre: «Questa te la manda la mamma». L’uomo è colpito ma non commosso: «Me la manda la mamma? Mi piacciono le pesche… allora dopo chiamo la mamma per ringraziarla, ok?». Lo spot finisce con l’uomo che prima di mettersi alla guida lancia un’occhiata alla finestra dietro la quale c’è la donna che non è più la sua compagna di vita, ma i loro sguardi non si incrociano, perché il riflesso a specchio del vetro impedisce ai loro occhi di incontrarsi. L’ultima immagine è per la bimba in auto, che sorride soddisfatta tra sé e sé per aver portato a termine il suo infantile piano.

Polemiche a prescindere

Le polemiche sono state praticamente immediate, con moltissimi utenti social che hanno visto in questa campagna la promozione dei valori della famiglia “tradizionale” tanto celebrata (a parole) dal centrodestra di governo: etero e fondata sul matrimonio, possibilmente tra bianchi. Le critiche infatti sono venute soprattutto dalla comunità Lgbt e ambienti di sinistra, convinti che lo spot sia un assist alla Giorgia nazionale donna, madre e cristiana.

Convinzione rafforzata dalla filosofia imprenditoriale del committente, cioè Esselunga, la catena di supermercati creata da Bernardo Caprotti, imprenditore che per tutta la vita (è morto nel 2016) ha guerreggiato con il suo principale concorrente nella grande distribuzione, la Lega delle Cooperative (Coop e Conad), fino a pubblicare nel 2007 un libro dal titolo dirompente: Falce e carrello, le mani sulla spesa degli italiani.

Meloni e Salvini si schierano, Schlein non sa di che si parla

Insomma, come spesso accade in Italia, è finito tutto in caciara, con destra e sinistra che hanno indossato l’elemento per fare quello che gli viene meglio: perdere tempo. Sulla questione ha sentito l’esigenza di intervenire addirittura la premier Meloni che ha twittato: «Leggo che questo spot avrebbe generato diverse polemiche e contestazioni. Io lo trovo molto bello e toccante». Più prolisso il post di Salvini, che è addirittura entrato nel merito della trama: «Dare voce ai tanti genitori separati, a quelle mamme e a quei papà quasi mai citati e spesso troppo dimenticati, al legame indissolubile con i figli. Trasformare uno spot in uno splendido messaggio di Amore e Famiglia merita solo sorrisi». Dal canto suo, la segretaria del Pd Elly Schlein ha fatto quello che le riesce meglio: svicolare. «Non vorrei deludere ma io questo spot non l'ho ancora visto», ha detto ai giornalisti che le chiedevano un commento, confermando, qualora ce ne fosse ancora bisogno, che vive su un altro pianeta. Se avesse detto che trova la polemica ridicola, che in Italia abbiamo altro a cui pensare, sarebbe stato molto meglio. Invece, lei proprio non l’ha visto, né, a quanto pare, ha avuto la curiosità di farlo, nonostante la questione abbia dominato le pagine dei giornali online e oggi campeggia su quelli di carta stampata.

In Turchia la cosa si fa seria

Ma, come anticipato all’inizio, c’è un altro spot, questa volta in Turchia, che sta dividendo coscienze e incoscienze. Prodotto da Kaos GL, un'organizzazione turca impegnata nella difesa dei diritti della comunità Lgbt, ha scatenato un putiferio, fino a minacce di morte nei confronti degli attori che l’hanno interpretato. Il video mostra una coppia di ragazze in metropolitana che si tengono per mano e si scambiano sguardi affettuosi. Ma il loro amore attira l’attenzione di un uomo al centro del vagone che comincia a fissarle con disprezzo e disapprovazione, finché le ragazze, intimorite e imbarazzate, smettono di tenersi per mano. A quel punto una donna che siede vicino a loro intreccia le sue dita con quelle della ragazza al suo fianco e mostra il gesto in segno di sfida all’uomo al centro del vagone affollato. Tutti gli altri passeggeri, che hanno seguito la scena, fanno altrettanto e ognuno comincia a stringere la mano del suo vicino, fino formare una catena umana che inizia e finisce con le mani delle due ragazze di nuovo unite.

Belli e odiati entrambi

Entrambi gli spot, quello italiano e quello turco (poi rimosso per le pressioni del governo e di chi lo considera un’offesa contro i valori tradizionali), esprimono una grande forza empatica. Impossibile non mettersi nei panni della bambina con la pesca, che pensa ingenuamente di poter riavvicinare i suoi genitori con quel piccolo stratagemma. Impossibile non palpitare di solidarietà davanti al coraggio dei passeggeri della metropolitana che difendono l’amore delle due ragazze.

Se lo spot turco fosse stato trasmesso in Italia, si sarebbero alimentate le stesse identiche polemiche, ma a parti invertite, con la destra a criticare e la sinistra a battere le mani. Perché da queste parti, a quanto pare, anche l’amore per essere degno deve avere un colore politico. O un intero arcobaleno.