La storia di Francesco Ventre rimasto gravemente ferito nel 2017 a Gioia Tauro. Dopo sette anni di battaglie legali ha ottenuto l'indennizzo inizialmente negato
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«Mi dicevano che fossi pazza, che ormai era impensabile che si salvasse. Grazie a Dio e alla fede che ci ha sempre sostenuto, oggi mio marito sta meglio e dopo una lunga battaglia legale abbiamo ottenuto anche che l'Inail ci corrisponda il dovuto indennizzo». Sono le parole commosse di Tina Mazzitelli, moglie di Francesco Ventre, l’operaio che finì in coma il 5 giugno del 2017, in seguito a un grave incidente in scooter mentre rincasava dal lavoro, una ditta privata del retroporto gioiese.
In quel tragico giorno l’uomo subì serie cerebrolesioni con danni al sistema motorio. Portato in condizioni disperate al presidio ospedaliero di Polistena per le prime cure all’indomani fu operato alla testa al Gom di Reggio Calabria. La disgrazia colpì duramente la famiglia di Gioia Tauro, la quale fu privata, altresì, dell’unica fonte di guadagno.
Si avviò un contenzioso con l'Inail che negò il risarcimento economico, poiché sosteneva che l’operaio, come evidenziavano le cartelle cliniche, prima di mettersi alla guida avesse assunto sostanze oppiacee. Dopo lunghi 7 anni, di indagini e perizie, la famiglia assistita dall’avvocato Sarino Melissari è riuscita a dimostrare che a Francesco Ventre, qualche giorno prima dell’incidente, erano stati somministrati in ospedale antidolorifici per forti dolori intercostali. Il tribunale di Palmi, dopo i dovuti accertamenti, ha emesso la sentenza che condanna l'Inail e ha disposto che il lavoratore ottenga il risarcimento mediante una retta mensile e gli arretrati.
«Mi vedevo persa, sola a combattere per mantenere in vita mio marito e senza un sostegno economico – spiega Tina Mazzitelli –. Non è stato facile, abbiamo speso circa 300mila euro. Finalmente c’è stata giustizia e attraverso questo indennizzo posso continuare a curare Francesco. È un bel segnale per chi si trova nelle nostre condizioni».
La signora Mazzitelli racconta poi dei “viaggi della speranza” affrontati per curare il marito. «A Crotone è stato ricoverato 10 mesi in stato vegetativo. Poi l’ho portato fuori regione, mentre c’era chi sosteneva che, per le sue pessime condizioni, non ne valesse la pena. In Austria abbiamo provato cure sperimentali, successivamente abbiamo pellegrinato in ospedali in Lombardia, dove mio marito è progredito ad uno stato di minima coscienza. Nel frattempo, ho seguito un corso per imparare a gestirlo come un’infermiera».
Dal maggio 2019 Francesco Ventre è a casa, migliora giorno dopo giorno curato con amore incondizionato dalla moglie e dal figlio Giuseppe, oggi diciassettenne e che il giorno dell’incidente non aveva neanche 10 anni.
«Se mio marito è vivo è grazie a suo figlio, per il desiderio di vederlo crescere. È la sua forza, il suo tutto– dichiara Tina Mazzitelli –. Giuseppe mi aiuta tantissimo e si priva di tante cose per stare con il papà. Hanno un rapporto simbiotico. Quando Francesco era in coma gli facevo sentire la voce del figlio che gli diceva “ti voglio bene”, e gli scendeva una lacrima. Questo mi dava coraggio per crederci. A mio marito non l’abbiamo mai fatto sentire malato, bensì utile. È la luce della casa».
Oggi Francesco Ventre ha 50 anni, stessa età della moglie, donna tenace che ha spinto il cuore oltre le difficoltà. Insieme guardano al futuro con rinnovata speranza.
L’uomo segue un percorso riabilitativo a Taurianova. Sul posto ha trovato medici e fisioterapisti che lo assistono con competenza. A breve andrà a Bergamo per ulteriori cure. Guarda con positività alla vita che concepisce come un dono. Ringrazia in modo particolare la famiglia della moglie, il cognato che l’ha portato a curarsi ovunque, l’avvocato, i dottori, e soprattutto Dio, a cui si è affidato e che non l’ha mai abbandonato.