«Il provvedimento Costa, che già è arrivato al Senato in 4° Commissione, potrebbe addirittura peggiorare, introducendo delle pesanti sanzioni per chi dovesse pubblicare comunque le ordinanze di custodia cautelare, che a questo punto diventerebbero atti non più pubblicabili né per stralci né per intero. E questo la dice lunga sullo stato della democrazia in Italia». Va giù dritta la segretaria generale della Fnsi (il sindacato dei giornalisti) Alessandra Costante nel commentare l’emendamento del deputato di Azione (Enrico Costa) che introduce appunto il divieto di pubblicare, sia per stralci sia in forma integrale, le ordinanze di custodia cautelare prima della chiusura indagini.

Un provvedimento che ha incontrato subito la contrarietà della Fnsi che ha rivolto immediatamente un appello al Capo dello Stato, Sergio Mattarella. «Chiediamo fin d'ora al presidente della Repubblica Sergio Mattarella - prosegue la Costante - di non firmare una legge che potrebbe essere fonte di immani distorsioni dei diritti».

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Per questo la Fnsi ha indetto una clamorosa protesta che avrebbe dovuto attuarsi domani in concomitanza con la tradizionale conferenza di fine anno del presidente del Consiglio dei ministri. Il sindacato aveva infatti deciso di non partecipare, nelle sue figure apicali ovvero la segretaria e il presidente, all’incontro. Usiamo il passato perché anche questo appuntamento è stato rinviato per ragioni di salute della premier. È la seconda volta nel giro di pochi giorni.

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Costante perché volete boicottare la conferenza stampa di fine anno della premier?
«Non è una esortazione a disertare un appuntamento istituzionale al quale i colleghi vengono inviati per lavoro, ma l'inizio della mobilitazione che il sindacato dei giornalisti metterà in campo contro provvedimenti che sanno di censura e per la dignità della professione».

Costa dice che il suo emendamento in realtà è a favore degli indagati, per evitare la gogna mediatica…
«L'ulteriore stretta sulla stampa, alla quale si vorrebbe imporre, fra l'altro, di "limitare la pubblicazione degli atti di indagine", non è che l'ennesimo tentativo di autoprotezione. Tra multe, ammende, richieste di decadenza dall'erogazione di contributi e finanziamenti statali per le testate che pubblicano atti coperti da segreto istruttorio, questi emendamenti sono tutti un fiorire di azioni contro la libertà di stampa, nella convinzione autotutelante che i cittadini non debbano sapere. Non possiamo che trovarci d'accordo con le parole più volte espresse dal procuratore Nicola Gratteri, secondo cui norme così congegnate non tutelano i cittadini, bensì il potere».

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Costa dice che i giornali hanno spesso fatto un abuso delle ordinanze di custodia che spesso vengono scambiate dall’opinione pubblica come sentenza di condanna…
«L'onorevole Costa dovrebbe sapere che l'ordinanza di custodia cautelare non presenta la persona come colpevole. È un provvedimento fondato su gravi indizi, ma non sulla colpevolezza. È diventata pubblicabile nel 2017 quando la commissione Giustizia ha modificato l'articolo 114 del Codice di procedura penale. In quella stessa commissione Giustizia era presente l'onorevole Costa, cosa che ha sottolineato anche durante il dibattito l'onorevole Federico Cafiero De Raho. Tutti ci stiamo domandando perché allora l'onorevole Costa non disse nulla, anche se la direttiva europea che oggi cita era già entrata in vigore. Cosa è cambiato rispetto ad allora? A pensar male si fa peccato, ma secondo noi, ancora una volta, per proteggere il potere si vuole vietare ai cittadini il diritto all'informazione».

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Qualcuno parla di una protesta pro domo giornalisti, perché i cittadini dovrebbero preoccuparsi?
«Perché si tratta di un provvedimento liberticida non solo nei confronti dell'articolo 21 della Costituzione, ma anche nei confronti delle libertà individuali. È pericolosissimo che non si sappia se una persona viene arrestata o meno. E non è pericoloso solo per la libertà di stampa, è pericoloso anche per lo stesso destinatario del provvedimento di custodia cautelare in carcere. Il ricordo delle dittature, dei desaparecidos, delle persone che alle porte dell'Europa vengono fatte sparire senza che nessuno ne sappia nulla, penso ad esempio ad Alexei Navalny, deve far crescere la nostra attenzione, ma anche quella dei direttori dei giornali, che devono essere al fianco dei colleghi in questa lotta, e delle istituzioni».

Cosa chiedete al Governo?
«Guardi in ogni provvedimento la maggioranza di governo non si lascia scappare l'occasione per limitare il lavoro dei giornalisti e la libertà di stampa. È così anche per gran parte degli oltre 160 emendamenti che chiedono una messa a punto del disegno di legge del guardasigilli Carlo Nordio. Il bavaglio è sempre più stretto intorno all'informazione. Questo emendamento renderebbe proibitivo il lavoro dei cronisti, ma è esattamente ciò che vuole certa politica allergica alla libertà di stampa. Anzi, alla libertà. Norme di questo tipo servono solo al potere, non certo ai cittadini».

Oltre a non presenziare alla conferenza della Meloni che altre iniziative di protesta avete organizzato?
«La prima protesta della Fnsi sarà una passeggiata davanti ai palazzi del potere con il bavaglio sulla bocca. L'invito ai colleghi è per il 28 alle 10 nella sede della Federazione, in via delle Botteghe Oscure 54, a Roma. Anche se la Meloni ha rinviato la conferenza terremo lo stesso una riunione di giunta della Fnsi per pianificare iniziative future».