Giornata di testimonianze e riflessione voluta da fondazione Trame in sinergia con l’associazione anti racket Ala. Il caso del florovivaista 58enne non fu un episodio isolato, si inserisce bensì in un periodo nero della cronaca locale
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In occasione del quarantesimo anniversario del rapimento dell’imprenditore Giuseppe Bertolami, la Fondazione Trame, in accordo con i familiari e con la collaborazione dell'Associazione antiracket Ala, ha promosso per il 12 ottobre 2023, una giornata di riflessione. Previsti due appuntamenti: il primo alle 11 con la deposizione di un mazzo di fiori sul luogo del rapimento, il secondo nel pomeriggio, alle ore 17.30, presso la sala multimediale del Chiostro del San Domenico con un incontro di riflessione sulla lunga stagione dei sequestri a Lamezia Terme iniziata negli anni '70 e conclusasi tragicamente con il sequestro di Giuseppe Bertolami in cui porterà la sua testimonianza il figlio Carmelo, alcuni dei giornalisti che all'epoca seguirono il caso sulle testate nazionali, i rappresentanti delle istituzioni e associazioni presenti all'incontro. Per Bertolami e per questo terribile capitolo della storia calabrese, spesso dimenticato, la forza della memoria rimane oggi l’unica speranza.
Il rapimento dell’imprenditore Bertolami
Erano le 18 circa del 12 ottobre 1983 quando a Lamezia veniva rapito l’imprenditore florovivaista di origine sicula Bertolami, 58enne, mentre usciva dalla sua azienda a bordo di una fiat 132 imboccando la statale 18. Le trattative con i rapitori iniziarono quasi subito, ma si interruppero dopo poche settimane. Di Bertolami non si ebbe mai più notizia. Numerosi furono nel tempo gli appelli della famiglia, rimasti inascoltati: nessuno ha mai restituito loro la verità su quanto accaduto né il corpo dell’imprenditore.
Il caso Bertolami non fu un episodio isolato, si inserisce bensì in un periodo nero della cronaca locale del lametino: la stagione dei sequestri di persona a scopo estorsivo con i rapimenti eccellenti della Lamezia bene, tra cui Mario Bilotti, Roberto Bertucci, i coniugi Gabriele D’Ippolito e Filomena Ciliberto, Nino Tripodi, Francesco Grandinetti, Filippo Caputi, ma anche di altre personalità del resto d’Italia.
La stagione dei sequestri
Non solo Lamezia naturalmente, ma tutta la regione, soprattutto l’Aspromonte, a partire dagli anni 70 si fece custode dei rapiti, e la ‘ndrangheta divenne una delle maggiori fautrici dei sequestri.
Novantadue furono i sequestri compiuti in Calabria, sui cinquecentosessantuno verificatisi in Italia tra il 1968 e l’83, e ben 191 attribuibili a organizzazioni delle cosche, la cosiddetta “Anonima calabrese”. In Aspromonte finì perfino Paul Getty III, nipote del celebre magnate americano.
Nella maggior parte dei casi, i sequestri si risolsero con la riscossione del riscatto, a volte persino nel giro di qualche ora. Bertolami resta il solo nel lametino a non essere ritornato a casa.
Un episodio simile coinvolse molti anni più tardi il fotografo Lollò Cartisano. Era il 22 luglio del 1993 quando venne prelevato da Bovalino. Nonostante il pagamento del riscatto, duecento milioni di lire non ritenute sufficienti, Lollò non sarebbe mai stato liberato. Il suo fu l’ultimo dei terribili sequestri di ‘ndrangheta, l’ultimo dei diciotto che l’organizzazione mafiosa abbia compiuto solo a Bovalino. I suoi resti furono ritrovati ai piedi di Pietra Cappa, solo dieci anni dopo, nel 2003, in seguito a una lettera anonima di pentimento, probabilmente sollecitata dalla significativa mobilitazione della famiglia e in particolare della figlia Deborah autrice di innumerevoli appelli e anima del movimento giovanile “Bovalino Libera”. Il suo sequestro anomalo è ancora oggi avvolto nel mistero. Proprio come quello dell’imprenditore lametino di cui però non si sa ancora nulla.