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Uno sguardo sul Mondo visto da Sud. Una storia di valori, una storia di passione solidale e di fede. Una valigia di cartone, retaggio di una tradizione secolare spesso simbolo di un immaginario di sofferenza e sconfitta sociale diviene simbolo di riscatto. All’Unical l’ambasciatore Antonio Morabito ha raccontato la sua storia di calabrese emigrato all’estero per servire le Istituzioni. Lo ha fatto presentando il suo libro “La valigia diplomatica” edito da MIND. L’evento è stato organizzata dalla cattedra di Pedagogia della Comunicazione e dal Centro di documentazione scientifica sull’Intelligence del Dipartimento Lingue e Scienze e dell’Educazione, diretto da Mario Caligiuri.
Parlando con gli studenti Antonio Morabito ha illustrato i passaggi chiave e le tappe di un percorso umano e professionale iniziato tra i banchi di scuola a Gallina di Reggio Calabria, dove l’ambasciatore è nato e ha iniziato a formarsi secondo i crismi di una “cultura” impregnata di fede cattolica. Studi proseguiti in collegio, prima nella Città dello Stretto, poi a Roma, alla Pontificia Università Gregoriana. Infine all’Università La Sapienza, dove, non pago, l’ambasciatore ha intrapreso e completato il corso di Politica ed Economia Internazionale della Facoltà di Scienze Politiche. Nel corso degli anni Morabito ha custodito e coltivato gelosamente il sogno di diventare Nunzio Apostolico, ambasciatore della Santa Sede.
Lo studio e il sacrificio lo hanno però portato sul fronte laico della diplomazia, carriera iniziata nel 1986. Morabito assume il primo incarico a Jakarta, in Indonesia, dove ricopre le funzioni di primo segretario per l’economia e il commercio. Poi guida il consolato italiano di Mendoza, in Argentina. Presta servizio al Ministero degli Affari Esteri e alla Presidenza del Consiglio dei Ministri: qui si occupa di cooperazione allo sviluppo, rapporti con le Nazioni Unite e la Santa Sede.
Nel dicembre del 2000 è inviato come Primo Consigliere all’Ambasciata d’Italia a Teheran. Nel 2010 è nominato Ambasciatore italiano nel Principato di Monaco, incarico che mantiene fino al 2015. «E’il racconto di un italiano che ha voluto mettersi a disposizione del suo Paese senza ostentazioni, senza retorica, senza eccessi di egocentrismo ma serenamente determinato a fare tutto ciò che va fatto a vantaggio delle istituzioni e del buon nome dell’Italia nel mondo» scrive Stefano Folli nella sua prefazione al libro.
«Tutto è iniziato da quella valigia di cartone appartenuta a mio nonno e preparata da mia madre - ha spiegato Morabito nel corso del suo intervento - con la quale da ragazzo sono partito per andare in collegio. Era una valigia piena di sogni, entusiasmo, progetti di vita, coraggio. Negli anni della diplomazia quella valigia piena di responsabilità acquista il valore di civile convivenza tra i popoli e diventa segno di impegno e di trasparenza - ha detto l’ambasciatore - come pure di pace e di solidarietà in un quadro di autentica realizzazione».
Nel suo intervento di chiusura il direttore del Centro Studi sull’Intelligence, Mario Caligiuri, ha sottolineato il valore pedagogico del progetto editoriale. «Cultura, studio e valori popolano un percorso di educazione permanente alla solidarietà e all’umanità. Antonio Morabito - ha detto Caligiuri - fa del mito, del sogno e della visione gli elementi portati di un diritto alla cittadinanza attiva che si alimenta di conoscenza. Il nostro ambasciatore delimita il perimetro di un villaggio vivente nella memoria i cui costanti richiami alle radici sono il segno della concretezza in un contesto di vita che muta e si rinnova. Che si scontra con le difficoltà e si confronta con l’esistente. La curiosità di sperimentare - ha concluso Caligiuri -si educa con la forza delle parole e con la forza degli esempi che nella vita e nel lavoro di Morabito sono espressione di chiarezza di idee e di concretezza di azioni e comportamenti».
Salvatore Bruno