Gerarda Mandarano, 33 anni, di San Nicola Arcella, ha il sorriso di chi ce l'ha fatta, di chi ha attraversato un tunnel buio e ora finalmente ha rivisto la luce. La sua storia è di quelle che di tengono aggrappate alla speranza anche quando, in periodi come quelli che stiamo viviendo, il mondo attorno sembra sgretolarsi. La protagonista di questa vicenda è una donna che per amore di suo figlio ha combattuto e ha vinto contro la malasorte, scegliendo di portare avanti la gravidanza nonostante un tumore all'utero cresciuto in fretta.

La storia di Gerarda

Tutto ha inizio quando nel giugno due un anni e mezzo fa, quattro mesi dopo aver datto alla luce il suo primo figlio, Gerada scopre di aver contratto una infezione da papilloma virus. Nel giro di un anno l'infezione passa da un grado lieve a un grado intermedio (da cin 1 a cin 3) e così il suo medico la sottopone a una conizzazione, una piccola procedura diagnostica con cui si rimuove parte del tessuto anomalo dal collo dell’utero. L'esito della biopsia conica, purtroppo, rivela la presenza di cellule precancerose. Gerarda ha un carcinoma allo stadio iniziale. La giovane si rivolge quindi a un ginecologo oncologo dell'ospedale Gemelli di Roma e qui decide che si farà asportare l'utero. L'operazione è fissata per gennaio 2020. Ma tre giorni prima di varcare l'ingresso della sala operatoria, a Gerarda accade qualcosa di nuovamente inaspettato: lei e il suo compagno scoprono di aspettare il secondo figlio.

I dubbi sul futuro e la forza di reagire

Gerada non ha dubbi, terrà il bambino. I medici romani assecondano la sua scelta ma al tempo stesso la informano che in quelle condizioni non possono intervenire sull'utero in modo incisivo. In pratica, le dicono che per tutto il tempo della gravidanza, il carcinoma crescerà in maniera incontrollata. Gerarda è confusa, ha paura e dentro di sé sente che quella non è la soluzione. A sparigliare le carte, di nuovo, stavolta è sua sorella, che le consiglia di consultare il dottor Torsiello, ginecologo in servizo all'ospedale di Sapri. Il medico la riceve, la mette in guardia sui pericoli, ma le dice che, con un po' di pazienza, mamma e bimbo si salveranno. Gerarda è alla 16esima settimana di gravidanza e viene sottoposta a una nuova conizzazione, a cui però segue anche un'operazione di cerchiaggio, una sorta di sutura permanente che serve a rinforzare il collo dell'utero, una pratica spesso usata per portare a termine le gravidanze gemellari. Il piccolo viene alla luce sano e salvo qualche mese più tardi all'ospedale "Immacolata di Sapri" e del carcinoma di sua madre non c'è più traccia.

Il ricordo del papà Giancarlo

«Ci sono stati momenti di panico totale - dice Gerarda alla nostra redazione - da parte mia e della mia famiglia, che già ha vissuto un incubo con la morte di papà». Suo padre Giancarlo è morto giovanissimo proprio a causa di un tumore. «Nonostante ciò, non ho mai pensato di interrompere la gravidanza, mai - confessa la 33enne -, mi sono detta: vado avanti, qualsasi cosa accada». Perché, in fondo, l'amore è la medicina più potente del mondo.