Le innovative pietanze che il giovane cuoco prepara nel suo ristorante Hyle di San Giovanni in Fiore lo hanno portato a raggiungere il massimo riconoscimento culinario. Per il critico Luciano Pignataro «si colloca senza dubbio tra le migliori tavole del Sud Italia»
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Antonio Biafora, chef del ristorante Hyle di San Giovanni Fiore ha ottenuto la sua prima Stella Michelin. La notizia è di poco fa, ma è già straordinaria per la sua importanza e sta facendo il giro della Calabria.
Abbiamo fatto visita ad Hyle con la nostra trasmissione E venne il giorno della Calabria, proprio all’inizio della serie. Era lo scorso inverno. Il ristorante Hyle usciva dal suo primo anno di vita incappando nella trappola maledetta della pandemia. Ma il giovane chef di San Giovanni in Fiore, figlio d’arte, non si è abbattuto ed ha portato avanti il suo sogno. Finché oggi è arrivato il premio meritatissimo.
Nonostante la breve vita di Hyle (ma già con tanta esperienza di Antonio in cucina), si è immediatamente iniziato a parlare della nuova operazione in Sila, tanto che è diventato immediatamente un punto di riferimento nazionale. I grandi chef, le grandi firme, i grandi personaggi della cucina nazionale e internazionale, hanno cominciato a parlare di questa straordinaria e fortemente innovativa avventura nel cuore della montagna calabrese, a due passi dalle stazioni turistiche di Lorica e Camigliatello, alle porte di San Giovanni in Fiore.
Lo chef Antonio Biafora era stato premiato da poco quale Sorpresa dell’Anno della Guida di Identità Golose 2021, affermandosi come uno dei migliori giovani chef d’Italia. Biafora è stato ospite di “Identità Golose” di Milano, alla vigilia di un importante congresso nazionale, il 23 e 24 settembre scorsi. Il 25 Antonio è stato relatore al congresso. La sua partecipazione è stata apprezzata e convincente. Una sfida non facile per il giovane Antonio Biafora, nel cuore di Milano.
Sono giovani e dinamici gli chef che stanno cambiando il volto della Calabria, puntando all’innovazione ma tenendo il cuore nella migliore tradizione. Nel 2017 una rivista americana riconosce a sorpresa la cucina calabrese come la migliore d’Italia, mentre la stellata Caterina Ceraudo era già stata premiata da Michelin come migliore chef donna d’Italia.
E sempre a proposito dì Antonio Biafora, scrive Luciano Pignataro nel suo blog: «La cucina dell’Hyle di Antonio Biafora, non ama gli eccessi e le ridondanze e vola verso equilibri raffinati in cui concilia carni ottime con l’orto in maniera non banale riuscendo a rendere fresco il quinto quarto, elegante l’anguilla affumicata, spigoloso e amaricante il piccione. Lavora sul vegetale in maniera profonda, facendo emergere il carattere di ogni verdura e si spinge con leggerezza tra le acidità della frutta. Un modo contemporaneo di interpretare il territorio che si colloca senza dubbio tra le migliori tavole del Sud Italia».
Il nonno di Antonio cominciò l’attività oltre mezzo secolo fa in periferia di San Giovanni in Fiore, alle porte dell’Altopiano silano. Una piccola struttura, «lui era un po’ ristoratore, un po’ falegname, un po’ idraulico, un po’ muratore». Nacque l’hotel e arriva a dare una mano determinante Giuseppe, il papà del giovane chef Antonio. Agli inizi degli anni Duemila arrivano a rafforzare le truppe i giovanissimi Antonio e il fratello Luca. Ed è qui che inizia il grande salto di qualità: con una bella e ricercatissima Spa. E siamo quindi al resort di successo che forse nemmeno nonno Antonio immaginava.
Ed oggi è arrivata la “medaglia d’oro”, il podio. Una stella ambitissima. Che per un giovanissimo chef è un sogno che si materializza.