«Nella tua danza c’è luce». Le parole di Carla Fracci non le può incorniciare, né conservare in bacheca tra gli altri trofei accumulati nel corso degli anni. Ma per Francesco Rodilosso, 25 anni, giovane ballerino di Cassano allo Ionio, in provincia di Cosenza, stella nascente del panorama internazionale della danza contemporanea, quelle parole valgono più di qualsiasi coppa o medaglia.

 

L'incontro con Carla Fracci

«Fu un’emozione fortissima - racconta - quando Carla Fracci mi notò e chiese agli organizzatori del contest in cui mi ero appena esibito, ad Altomonte, di farmi avvicinare. Mi rivolse poche parole, dicendo che nella mia arte c’era grande forza espressiva, una “luce”, la definì».
Da allora sono passati circa due anni. Francesco si è laureato in Economia e ora si sta specializzando in Management e Finanza. Un percorso universitario impegnativo, che potrebbe far apparire la danza non in cima alle sue priorità, ma non è così.

 

 I progetti per il futuro: ballerino e manager

«Ballare è il mio obiettivo primario e lo farò finché avrò gambe per farlo - continua -, ma sogno anche di mettere su una compagnia e di gestirla. Studiare queste materie mi dà gli strumenti per perseguire questo risultato». Ballo, dunque, ma non solo. Nei progetti di Francesco c’è anche la promozione artistica a livello imprenditoriale e manageriale di un settore, quello della danza contemporanea, oggi estremamente popolare, ma comunque ancora considerato da alcuni come di serie B rispetto al balletto classico, che nell’immaginario collettivo rappresenta il paradigma massimo di questa espressione artistica.

 

I suoi modelli: Buzan per la danza, Bolle per tecnica e stile di vita

La danza contemporanea è molto più recente perché nasce alla metà del ‘900 e comincia a fondere stili diversi fino a inglobare anche la recitazione. Il ruolo del danzatore cambia radicalmente: non si limita a eseguire una coreografia, ma la interpreta, la crea, spesso improvvisando. Non a caso il modello di Francesco è un ballerino di origine asiatica, Chaz Buzan, che ha grande seguito sul web e sui social.
«Tutti mi chiedono se mi piace l’arte di Roberto Bolle - spiega -. Ma certo, è bravissimo, con una tecnica straordinaria, ma lui è un grande del balletto classico e quindi non è un mio modello diretto. Bolle lo adoro, apprezzo moltissimo anche il suo stile di vita e vado a vedere tutte le sue esibizioni quando ne ho l’opportunità, ma non lo nomino spesso solo perché il suo modo di danzare è diverso dal mio».
Disciplina, allenamenti rigorosi e sotto a pedalare. Ballare, a certi livelli, non è un gioco. Soprattutto quando la tua arte ti porta in giro per il mondo.

 

Gli appuntamenti all'estero 

«L’anno prossimo - racconta Francesco -, insieme alla mia compagnia, diretta da Filippo Stabile, ci esibiremo a New York, in primavera saremo in Bulgaria. Da poco siamo tornati dall’Albania, dove abbiamo partecipato a un concorso nel corso del quale ci hanno premiato per la migliore coreografia e per la migliore interpretazione».
Nel suo portfolio anche un progetto fotografico di grande suggestione teatrale per Vogue Italia, ispirato a Romeo e Giulietta (foto).
Il suo talento sta conquistando una ribalta che giorno dopo giorno si fa più impegnativa e prestigiosa. Ma siamo ancora agli esordi internazionali di un ballerino che comunque sta già contribuendo a portare il nome della Calabria in giro per il mondo.

 

Lasciare il segno in Calabria

Quella stessa Calabria dove vorrebbe lasciare il segno: «Qui si può imparare, studiare danza in maniera anche seria e completa - dice -, ma le opportunità di esibirsi a un certo livello sono poche, anche a causa della scarsità di strutture, a cominciare dai teatri. Il mio sogno è costruire in Calabria qualcosa di nuovo, che possa avvicinare i giovani alla danza e fare da trampolino alle loro ambizioni artistiche. Non a caso la compagnia di cui faccio parte si chiama “Create danza”». Un’esortazione, un imperativo rivolto a chi crede davvero che il corpo sia uno strumento espressivo di straordinaria efficacia, capace di abbattere le barriere culturali e di avvicinare le persone.

 

Enrico De Girolamo