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CATANZARO - Trentanove i giornalisti lucani sotto assedio ogni 1.000 iscritti all’ordine, 34 in Calabria. Numeri allarmanti rispetto ai 12 del Lazio, gli 8 della Lombardia e i 6 del Piemonte. A Cosenza e Reggio Calabria il maggior numero di casi registrati. In testa alle categorie di minaccia avvertimenti espliciti ed aggressioni fisiche. L’Istituto Demoskopika, diretto da Raffaele Rio, ha elaborato i dati dell’osservatorio “Ossigeno per l’Informazione” relativi agli ultimi tre anni. Sono 89 i giornalisti minacciati in Calabria, pari al 2,8% del dato nazionale, su un totale di ben 1.276 persone. Un andamento ancora più evidente, nella sua gravità, se standardizzato alla popolazione degli iscritti all’ordine dei giornalisti: ben 34 giornalisti ogni 1.000 iscritti “toccati”, nell’esercizio del loro dovere di cronaca, da avvertimenti, aggressioni fisiche, denunce ed azioni legali.
La preoccupazione dell'Odg. “Quello dei giornalisti minacciati in Calabria - dichiara il presidente dell'Ordine dei Giornalisti della Calabria, Giuseppe Soluri - è un problema che desta grande allarme sociale. É infatti sintomatico dei gravi condizionamenti cui è ancora oggi soggetta la nostra regione in tutti i settori della vita politica, economica e professionale. L’iniziativa di Demoskopika è utile per sottolineare questo allarme e per fornire un quadro statistico che non può non far riflettere quanti considerano la libera informazione come un elemento indispensabile per la crescita civile e sociale di una comunità. Sono ormai troppi i tentativi di intimidire i giornalisti attraverso minacce esplicite o subdoli meccanismi di… persuasione. L’Ordine e tutti gli organismi di categoria – continua Giuseppe Soluri - hanno denunciato da tempo questo stato di cose e hanno sollecitato a magistratura, prefetture e forze dell’ordine il massimo sforzo utile a garantire ai giornalisti più esposti la tranquillità di poter lavorare senza timori. A queste sollecitazioni, magistratura e forze dell’ordine hanno risposto finora con grande tempestività e grande sensibilità. Dal canto loro – conclude il presidente dell'Ordine dei Giornalisti della Calabria - i giornalisti che hanno subìto minacce di vario tipo hanno dimostrato di continuare a svolgere con grande responsabilità il proprio lavoro senza farsi condizionare in alcun modo ed hanno reso, in tal modo, una testimonianza forte e concreta di professionalità e di coraggio”.
L'analisi di Demoskopika. Per Raffaele Rio, direttore di Demoskopika, “non è pensabile che così tanti giornalisti calabresi, seppur con livelli di gravità differenti, si trovino a dover subire intimidazioni a vario titolo soltanto per aver esercitato il dovere di cronaca. I numerosi episodi di operatori dell’informazione minacciati, per ultimo il caso di un giornalista calabrese costretto a muoversi sotto scorta, rilancia, in tutta la sua gravità, il problema della limitazione alla libertà di informazione e di incremento dei livelli di aggressività nei confronti degli operatori dell’informazione calabresi. La quotidianità di chi lavora nella carta stampata, nelle emittenti televisive e radiofoniche, nelle agenzia di stampa e nei media online dovrebbe ricevere un maggiore attenzione da parte delle istituzioni ai vari livelli. L’Istituto Demoskopika - conclude Raffaele Rio - mette a disposizione l’esperienza dei suoi ricercatori per istituire insieme agli stakeholder dell’informazione in Calabria, un Centro di monitoraggio e di rilevazione annuale delle aspettative, delle preoccupazioni e del vissuto del mondo dell’informazione regionale”.
I numeri del fenomeno. La densità del fenomeno: in testa le regioni più esposte alla criminalità organizzata. Basilicata, Calabria, Sicilia e Campania sono in cima alle regioni italiane per numero di giornalisti minacciati. In testa, dunque, la Basilicata con 39 giornalisti minacciati su un totale di 855 iscritti all’ordine. A seguire le tre realtà regionali italiane a maggiore infiltrazione della criminalità organizzata: la Calabria con 34 giornalisti minacciati ogni mille iscritti, la Sicilia e la Campania rispettivamente con 29 e 24 casi rilevati ogni 1.000 giornalisti. La restante parte delle regioni presenta valori significativamente al di sotto: Abruzzo (13 giornalisti minacciati ogni 1.000 iscritti), Lazio, Veneto, Puglia e Molise (12 casi rilevati). Liguria, Lombardia, Emilia Romagna e Toscana che, malgrado una consistente quota di iscritti pari a poco meno di 41 mila unità, ha fatto registrare soltanto 8 casi di giornalisti minacciati ogni 1.000 iscritti. A scorrere la graduatoria, si posizionano il Friuli Venezia Giulia e la Sardegna (7 giornalisti minacciati), il Piemonte (6 giornalisti minacciati), le Marche e l’Umbria (5 casi rilevati). Infine, il Trentino Alto Adige e la Valle d’Aosta rispettivamente con due ed un caso di giornalista minacciato.
I dati regionali. La mappatura del livello regionale è stata ricavata attraverso la standardizzazione del numero dei casi di giornalisti minacciati per ogni mille giornalisti iscritti nei vari ordini regionali. Unica eccezione per le regioni Basilicata, Molise e Valle d’Aosta delle quali è stato riportato il valore assoluto dei giornalisti minacciati sul totale degli iscritti non disponendo di una base superiore a mille unità professionali per il calcolo della standardizzazione. La geografia delle minacce: 7 episodi su 10 tra Cosenza e Reggio Calabria. Oltre il 70 per cento dei condizionamenti a danno di giornalisti sono stati rilevati nei territori provinciali di Cosenza (37,1%) e di Reggio Calabria (365) rispettivamente con 33 e con 32 giornalisti minacciati. A seguire, gli avvertimenti, le aggressioni fisiche, le denunce e le azioni legali hanno interessato, in maniera meno rilevante, la provincia di Catanzaro con 16 casi pari al 18%. In coda, le aree provinciali più ridotte: Vibo Valentia con il 5,6% del totale complessivo regionale di giornalisti minacciati e Crotone con il 3,4%. I media più minacciati: prevale la carta stampata nell’84,3% dei casi. Il maggior numero di giornalisti minacciati si concentrano nei giornali con un peso di 84,3 punti percentuali sul dato complessivo regionale. Significativo, inoltre, anche le intimidazioni a vario genere subìte da chi racconta il “vissuto calabrese” attraverso le emittenti televisive e radiofoniche: è del 12,4% il dato emerso analizzando lo storico delle minacce e dei condizionamenti “osservati”. Infine, tra i media soggetti a minacce compaiono quelli legati al web, i libri e le case editrici con il 3,3%. Le categorie di minaccia: avvertimenti e aggressioni fisiche “assediano” i giornalisti. Ma quali sono le principali categoria di minaccia? Elaborando una ripartizione rilevabile dall’Osservatorio “Ossigeno per l’Informazione”, l’Istituto Demoskopika ha tracciato un quadro delle tipologie di minaccia più frequenti: in cima, con 33 casi registrati, pari al 33,7% del totale, compare il gruppo degli avvertimenti all’interno del quale si collocano alcune voci principali quali l’avvertimento a voce in presenza di terze persone, la lettera minatoria, con proiettili o con bossolo esploso, lo stalking, le minacce di morte e personale, la telefonata minatoria, l’attacco di hacker, le minacce da facebook e da altro social network, l’insulto ed il pedinamento. Immediatamente dopo, segue la categoria delle aggressioni fisiche con 22 casi, pari al 24,7% comprendente gli spari, le aggressioni lievi e gravi, l’intrusione in casa e l’esplosione. Seguono le denunce e le azioni legali con il 20,2% e 18 casi rilevati, e i danneggiamenti con il 15,7% e 14 casi monitorati dal 2011 al 29 luglio del 2014. Infine, la categoria dell’ostacolo all’informazione, con il 5,6% sul dato complessivo e 5 casi chiude la graduatoria delle categoria di minaccia ai giornalisti calabresi.