Nell'esprimere vicinanza alle famiglie delle vittime della tragedia di Corigliano Rossano, l'associazione ricorda i dati critici della nostra regione: treni vecchi e pochissime corse mentre il 70% della rete è ancora a binario unico: «Altro che Ponte sullo Stretto, non si sottraggano risorse alle vere priorità»
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Legambiente Calabria, unitamente al circolo territoriale di Corigliano-Rossano, esprime un sentito cordoglio e la propria vicinanza alle famiglie delle vittime del tragico incidente ferroviario verificatosi pochi giorni fa. «Sono davvero tanti gli interrogativi - affermano Anna Parretta, presidente di Legambiente Calabria, e Evelina Viola, presidente del circolo Legambiente di Corigliano-Rossano – sulle dinamiche del gravissimo incidente così come tante sono anche le riflessioni che questa tragedia ci porta ad approfondire sulla qualità e sicurezza dei trasporti, affinché simili episodi non accadano ancora e la nostra regione possa abbandonare il fastidioso ruolo di cenerentola d’Europa».
«La Calabria – si legge nella nota – ha bisogno di una mobilità sostenibile che rafforzi il trasporto pubblico e collettivo, disincentivi l’uso dell’auto privata sia nei trasporti urbani che extra-urbani e colleghi in maniera adeguata il territorio calabrese al suo interno, con il resto del Paese e con l’Europa. È urgente far partire quei cantieri per la transizione ecologica, necessari per permettere ai cittadini e alle merci di muoversi in Calabria con logiche da paese civile, contribuendo alla lotta alla crisi climatica. Occorre potenziare le infrastrutture per la mobilità sostenibile, con linee ferroviarie elettrificate e a doppio binario, percorse da treni moderni, frequenti e puntuali».
Come sottolineato nel Report Pendolaria 2023 di Legambiente, sul fronte trasporti nel Mezzogiorno circolano meno treni, i convogli sono più vecchi – con un’età media di 18,5 anni, in calo rispetto a 19,2 del 2020 ma molto più elevata degli 11,9 anni di quelli del nord – e viaggiano su linee in larga parte a binario unico e non elettrificate. In Calabria la situazione è ancora peggiore perché l’età media dei treni si attesta a 21,4 anni a dimostrazione dei pochi investimenti fatti in questo settore per un lunghissimo periodo. E ancora, le corse dei treni regionali in Calabria sono giornalmente 333 contro le 2.173 della Lombardia.
Lo stato delle ferrovie nella nostra regione è drammatico, secondo quanto emerge dal report, anche quando si analizzano i numeri della rete: 686 i km a binario unico su 965 km totali di rete ferroviaria, ossia il 69,6%; mentre la rete attualmente non elettrificata conta 477 km, ossia il 49,4% del totale anche se questo dato è destinato a migliorare.
«La Calabria ha quindi bisogno di efficientare le linee ferroviarie, di aumentare il numero dei treni, di collegamenti veloci e moderni ed ha bisogno di sicurezza ferroviaria a partire dalle situazioni di pericolo connesse alla presenza di passaggi a livello», ricorda Legambiente.
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Gli incidenti
Ogni anno, in media, in Italia, secondo i dati diffusi da Rfi, si verificano 250 incidenti ai passaggi a livello, con conseguenze gravi o mortali nel 10% dei casi. I passaggi a livello sulla rete ferroviaria italiana, nonostante una progressiva eliminazione posta in essere dalla Rete ferroviaria italiana, sono ancora più di 4.000, di cui circa il 10% addirittura di competenza di utenti privati.
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«Oltre alla diffusione della consapevolezza dei pericoli connessi all'attraversamento dei binari per evitare gli incidenti – evidenzia Legambiente –, servono soprattutto attività ed opere per eliminare i passaggi a livello, con la realizzazione di opere di viabilità alternativa come attraversamenti con sottopassi e cavalcavia di nuova costruzione. Per modernizzare ed efficientare il sistema dei trasporti servono risorse finanziarie ed investimenti sulle infrastrutture che realizzino la Calabria del futuro».
«Nel processo di costruzione di una rete di infrastrutture moderna, alle prese con l’eterna altalena fra opportunità e carenze, è mancata e manca tuttora, in Calabria, la capacità di programmazione ed una riflessione più ampia sul ruolo strategico che la mobilità ricopre nello sviluppo economico e sociale di un territorio», continua l’associazione.
«La motivazione economica – aggiunge – è una delle tante ragioni per cui Legambiente è contraria al Ponte sullo stretto di Messina e sarà presente il 2 dicembre al corteo nazionale No Ponte: una cattedrale nel deserto della mobilità i cui costi sono già lievitati a 13,5 miliardi di euro ai quali si sommano 1,1 miliardo per le connessioni ferroviarie ed altre somme da quantificare per i raccordi stradali per un totale di oltre 15 miliardi di euro. Si tratta di somme enormi – conclude Legambiente – sottratte alle vere priorità di una regione nella quale mancano i servizi essenziali e dalla quale si continua ad emigrare. I cittadini calabresi così come quelli siciliani hanno diritto a proposte credibili e la politica ha il dovere di utilizzare le risorse pubbliche per creare occupazione e lavoro duraturo, tutelando, allo stesso tempo, anche l’ambiente».