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Quattro anni senza Alessandro Bozzo, senza quella penna affilata, assetata di verità. Di scrivere la verità. Il cronista non si è piegato ad un sistema che voleva imbavagliarlo, mantenendolo precario a vita per privarlo della libertà.
Quattro anni dopo si discute di quella condizione che ancora oggi affligge gravemente l'informazione, in particolare alle latitudini calabresi, in un incontro promosso a Donnici, la frazione cosentina di cui Bozzo era originario, dal parroco don Tommaso Scicchitano, con una delegazione di Libera e con gli amici e colleghi di sempre, insieme al giornalista di repubblica Lucio Luca che su questa vicenda darà presto alle stampe un libro.
«Alessandro è sempre con noi». Il papà di Alessandro, Franco Bozzo, ha gli occhi lucidi di commozione. «Era bravo come giornalista, come amico, come papà. Le persone buone però se ne vanno via per tanti motivi».
Sulla vicenda giudiziaria aggiunge: «Io sono molto fiducioso da quando è venuto Spagnuolo a Cosenza, Alessandro ne aveva un’ammirazione. Io ci credo nella giustizia, ai magistrati dico: state lontano dai politici, sono la peste dell’Italia. E date coraggio ai giornalisti affinché scrivano la verità».