Quando penso a Gratteri – l’uomo più ricercato dalle mafie, come è stato titolato l’ampio servizio della corrispondente europea di SkyNews Siobhan Robbins – la prima immagine che ho sono gli applausi. Non quelli che scattano in platee sempre più gremite alle sue affermazioni e alle sue provocazioni per scuotere gli animi, per infondere quel coraggio necessario a cambiare davvero le cose. No: sono gli applausi spontanei che lo salutano quando arriva e lo accompagnano quando parte, sera dopo sera. Sono applausi veri, che hanno un unico significato: grazie.

Mi hanno commosso tutti, a partire dai primi ai quali quest’estate ho assistito di persona, a Borgia. Comune catanzarese di poco più di settemila anime, si è riversato in una piazza antica ad ascoltarlo, in religioso silenzio. Oltre mille persone non hanno perso una sillaba di ciò che il Procuratore ha detto loro. Quasi due ore in fila per il firmacopie e il selfie, poi. E infine l’attesa intorno alla sua auto e a quelle della scorta. L’applauso intenso, a sottolineare il significato della sua presenza, delle sue parole, del suo esempio. Le espressioni distese di chi sa che ha fatto la scelta giusta, che non esiste una via diversa dalla legalità e dalla giustizia giusta. Espressioni di orgoglio, quello che abbiamo portato in tre luoghi molto diversi tra loro, in un percorso di valori contro ogni pregiudizio. A partire da quelli che nascono negli angoli più bui delle stesse strade che percorriamo ogni giorno.

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Ma si sa: dove c’è molta luce le ombre sono più scure. E così succede anche – ma forse sarebbe più corretto “soprattutto” – in questa Calabria in cui capita di non riuscire a distinguere cose e persone. In cui capita che siano necessari i LINK giusti per fare massa critica, per rendere reali i viaggi iniziati dentro la testa, come ha spiegato il nostro editore appena finita la prima tappa del percorso.

Tutto un gioco di angolature. Che a volte diventano spigoli, altre volte nuove prospettive.

Chi segue Nicola Gratteri è affascinato dalla sua forza, dalla sua determinazione, dalla sua umanità, oltre che dalla sua professionalità confermata dai risultati degli ormai quasi quarant’anni di attività in magistratura. Dal suo concetto di libertà, che solo in apparenza è in contraddizione con il suo vivere sotto scorta da decenni: libertà di dire ciò che si pensa, non obbligo a dire solo ciò che aiuta a raggiungere risultati personali, per non infastidire “il manovratore”. E su questo tema ci sarebbero capitoli interi da scrivere. Ma voglio focalizzarmi su alcuni passaggi delle ultime quattro serate in cui ho condotto i talk con lui. Perché subito dopo è successo esattamente ciò che Gratteri auspicava come unica via, percorsa fino a quel momento in senso contrario.

A proposito di luci ed ombre.

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Le intercettazioni

Tuteleremo segretezza e dignità, le intercettazioni sono una barbarie, vengono spese cifre assurde per risultati minimi. Così può essere sintetizzato il Nordio pensiero degli ultimi mesi: il ministro della Giustizia sembrava avere le idee chiare, ribadendo la sua posizione in ogni occasione pubblica, anche quando è diventato evidente che le cifre assurde poi così assurde non sono, né minimi i risultati. Invece il decreto Omnibus, approvato nella notte precedente al nostro ultimo appuntamento – il sequel di Corigliano Rossano, al Concio Amarelli – adotta tra i vari provvedimenti anche quello di far restare le procure “sovrane nell’accesso ai dati delle intercettazioni ai quali il Ministero rimane assolutamente estraneo”. E come si supera il problema delle “cifre assurde” sbandierate per mesi? Semplice: come Gratteri spiega da tempo: digitalizzando le operazioni ed ottimizzando la parte tecnica. Il che garantirà una maggiore sicurezza in tema di privacy, senza rischiare di perdere dati fondamentali per combattere la criminalità organizzata.

Le carceri

Un tema molto caro al Procuratore di Catanzaro, ribadito con dovizia di particolari in ogni occasione, ma ancor più nell’area portuale di Vibo Marina all’evento centrale del nostro percorso, è quello del sovraffollamento nelle carceri. Sera dopo sera Gratteri ha spiegato la “sua” ricetta: intanto cercare di recuperare i detenuti tossicodipendenti, mandandoli in comunità. La funzione rieducativa della pena è un diritto costituzionale basilare, troppo spesso cancellato in favore di una teoria meramente retributiva, in cui la sanzione penale serve a punire il colpevole per il male provocato dalla sua azione illecita, e nulla più. Con costi altissimi da parte dello Stato e nessun vantaggio né per il reo né per la società.

Quindi: svuotare le carceri di chi ha bisogno di cure specialistiche per la riabilitazione, estendendo la necessità di trovare luoghi più consoni anche a chi ha problemi psichiatrici. E poi utilizzare le caserme vuote o le tante altre strutture di proprietà statale per aumentare gli spazi a disposizione dei detenuti, soprattutto per nuove attività formative. Facile, no?

Anche in questo caso il ministro Nordio ha ascoltato Gratteri: a cavallo di Ferragosto, in visita nel carcere le Vallette di Torino, ha esposto il “suo” disegno. «Costruire un carcere è costoso e difficile, usare strutture perfettamente compatibili con la sicurezza in carcere è la soluzione su cui bisogna iniziare a lavorare, e ci stiamo lavorando con risultati che spero saranno abbastanza prossimi».

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Le forze dell'ordine

Se è vero che non c’è due senza tre, ora speriamo che il Governo ascolti anche il terzo tema caro a Gratteri: aumentare il numero di addetti alle forze dell’ordine, decisamente insufficienti alla copertura del territorio. Ancora più al Sud.

Il sogno

E a proposito di Sud. Gliel’ho chiesto a Corigliano Rossano, alla fine del nostro percorso estivo interno a LINK - Orgoglio e Pregiudizio: qual è il tuo sogno? «Per la mia Calabria io vorrei le stesse infrastrutture che ci sono in Emilia Romagna, in Veneto, in Lombardia». Gratteri è poi entrato nei particolari, raccontando alcuni passaggi dell’ennesimo confronto a Roma nei Palazzi di governo: «Mi spiegate perché nel 2023 da Reggio Calabria a Taranto abbiamo ancora i ponti costruiti da Mussolini negli anni Trenta, e perché ancora non abbiamo non dico un’autostrada, ma almeno una strada a doppia corsia? Mi spiegate perché non c’è ancora un treno a Lamezia Terme che non arrivi sotto l’aeroporto, che c’è l’Abc di un mondo? Non è possibile che ancora l’alta velocità si fermi a Salerno. E ancora. Abbiamo bisogno di una metropolitana leggera che colleghi questo territorio a Lamezia Terme, di un’altra che arrivi sempre a Lamezia da Reggio Calabria. Sapete cosa mi hanno risposto? “Sì, ha ragione, procuratore. Ma costa troppo, non è conveniente rispetto al numero di passeggeri”. Quindi ormai lo Stato ragiona come un’azienda, e l’opera si fa solo se si guadagna?».

A proposito di libertà, di scelta di vita che permetta di continuare a dire ciò che si pensa, Gratteri non le ha mai mandate a dire, e continua a farlo. Con una lucidità disarmante. Se un’opera non è conveniente non si fa. La convenienza economica è prioritaria rispetto ai bisogni dei cittadini e dei territori? E allora quando mai si colmerà quel gap tra Nord e Sud di cui tutti parlano quando bisogna programmare investimenti? E poi: conviene o non conviene a chi?

Ma soprattutto: il sogno di Gratteri, decisamente condivisibile e condiviso, rimarrà tale o ci sarà qualche altro membro del governo che lo farà proprio e cambierà l’attuale situazione infrastrutturale, oltre le parole?

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Il coraggio

Al termine di ogni serata l’affetto con cui le persone si avvicinano a Gratteri è palpabile. Ai nostri microfoni molti di loro hanno spiegato il perché: «ci dà il coraggio per andare avanti». Alla domanda “cosa vorrebbe che i calabresi si ricordassero di lei?” arriva la risposta: «Vorrei che continuassero a volermi bene come me ne hanno voluto finora». E come potrebbe essere altrimenti?