Un convegno per sensibilizzare i giovani sull'esodo giuliano-dalmata e promuovere i valori della pace, della libertà e della conoscenza storica
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Si è tenuto ieri, 22 Febbraio 2025, (rinviato a causa delle avversità atmosferiche del 08.03.2025) nell’Auditorium del Liceo classico “D. Borrelli” di Santa Severina, il convegno organizzato dal Lions Club Crotone Marchesato.
Il service rappresenta il fiore all’occhiello tra le attività organizzate dal club per promuovere con impegno il valore della pace, la solidarietà tra i popoli e la cultura che sono gli scopi principali del lionismo.
Un appuntamento giunto alla sua quarta edizione finalizzato che si prefigge di far conoscere e ricordare ai più giovani una delle pagine più buie e tragiche della storia italiana del Novecento ed è finalizzato al conferimento della Borsa di studio “Salvatore Artemio Vaccaro “, offerta dall’imprenditore nonché socio del Lions Club Leopoldo Vaccaro.
La borsa di studio è destinata agli studenti delle classi quinte del Liceo Classico e dell’Istituto Tecnico per il Turismo con la speranza che l’incontro possa fungere da stimolo per un ulteriore approfondimento e riflessione sull’argomento considerando che non si può tollerare e giustificare nessuna forma di violenza.
L'iniziativa ha inteso mettere in luce l'esodo giuliano-dalmata nel secondo dopoguerra, un fenomeno rimasto a lungo ai margini della narrazione storica e contestualmente, trasmettere alle nuove generazioni i valori della pace e della cooperazione sottolineando l’importanza della memoria storica quale elemento fondamentale per la creazione di una coscienza collettiva consapevole e responsabile.
Dopo i saluti istituzionali del vicesindaco del Comune di Santa Severina, Avv. Pietro Vigna, e quelli del presidente del Lions Club Crotone Marchesato, Avv. Romolo Villirillo, il responsabile del service Leopoldo Vaccaro ha sottolineato l’importanza, per i ragazzi, di conoscere i reali fatti storici portando avanti il messaggio del caro zio al quale è intitolata la borsa di studio promossa dalla famiglia Vaccaro.
Praticare il bene è l’unico modo per vincere le sofferenze e il male causato dalle guerre. Vista l’importanza e la delicatezza di tale argomento, l’approfondimento è stato affidato ad illustri relatori presentati e moderati dal socio Lions, Dr. Giuseppe Spagnolo. Storici ed esperti che hanno sapientemente analizzato i fatti storici supportati anche da testimonianze dirette.
La Prof.ssa Maria Luisa Piperio ha tracciato con professionalità e sapienza il quadro storico di riferimento, approfondendo gli eventi che hanno che hanno portato alla tragedia delle Foibe e che hanno generato e causato tanta efferatezza e atrocità.
La Prof.ssa Alessandra Colacino ha arricchito la conoscenza e la riflessione attraverso l’analisi di reali fonti storiche, archivi e testimonianze ricostruendo la storia a partire dalla storia, cercando di comprendere le motivazioni che hanno portato a tanto orrore, violenza e atrocità perpetrate a persone che non avevano interessi politici ma che potevano rappresentare un’alternativa al potere di Tito.
Celebrare la giornata del ricordo deve fungere da monito contro i regimi totalitari che opprimono le minoranze e ledono i diritti fondamentali dell’uomo, deve servire a rafforzare gli istituti della democrazia, della collaborazione e della partecipazione solidale affinché tutto dolore vissuto si trasformi nell’eterno insegnamento che ciò che è stato non dovrà essere mai più.
Il Prof. Claudio Perri, profugo di prima generazione, ha raccontato ciò che ha vissuto la sua famiglia. Figlio di Albino, barbiere crotonese trasferitosi a Fiume, dove lavora e crea la sua famiglia sposandosi con una donna slava. La loro vita procede bene fino all’arrivo dei partigiani di Tito, i quali avevano avuto ordine di mandare via gli italiani con qualsiasi mezzo.
Tantissimi italiani che occupavano le posizioni lavorative più rilevanti spariscono durante la notte, vittime di atroci e strazianti torture, inghiottiti dalle foibe. Molti altri si ritrovano a scappare, ad abbandonare tutto per cercare di sopravvivere. La sua famiglia, infatti, dovette scappare senza poter portare nulla con sé, abbandonando affetti e averi.
Vissero per sei lunghi anni in una baracca di legno del campo profughi di Aversa. Arrivarono e vissero stabilmente a Crotone nel 1955 ma fu solo nel 1968 che la madre insieme al figlio Claudio poté ritornare in Jugoslavia e riabbracciare i suoi familiari.
Nonostante i molti anni trascorsi, due cose rimangono impresse nella sua memoria, gli abbracci tra i componenti della famiglia alla stazione di Trieste dove erano andati a prenderli e l’odio dei ragazzi della sua età, 11 anni, nei suoi confronti solo perché italiano.
Nel tempo, per fortuna, la situazione è migliorata. La conclusione dei lavori è stata affidata al presidente della zona XXIII, Avv. Giovanni Scarpino, che ribadisce l’importanza della conoscenza storica e della riflessione per comprendere quale sia il contributo che ogni individuo può dare per rendere il nostro mondo migliore.