«Il problema del Ponte come "Muro" sullo Stretto non riguarda solo il "gigantismo navale", le navi in costruzione con altezza pari o superiore agli 80 metri, ma riguarda le navi attualmente in navigazione, il presente del porto di Gioia Tauro e non solo». Enzo Musolino, segretario cittadino del Pd a Villa San Giovanni, ritorna su uno dei possibili difetti della mega opera di bandiera del ministro Matteo Salvini: il ponte potrebbe essere troppo basso. Musolino ricorda che il ministero dei trasporti, «rispondendo a un "accesso civico" del Pd di Villa, ha nei mesi scorsi indicato il numero di navi con altezza superiore al franco navigabile del Ponte (65 metri) che passano oggi, in più tratte, sullo Stretto (15 commerciali e 5 da crociera)».

Il Circolo democratico di Villa ha chiesto alla società Msc, che controlla Medcenter, terminalista del porto di Gioia Tauro, alcune precisazioni di carattere generale. «Msc – sottolinea il Pd – non intende entrare nel dibattito "Ponte Sì, Ponte No", posto che ha già espresso le sue valutazioni al ministero competente. I dati generali comunicati, però, sono importanti e integrano il dibattito pubblico sul tema. Dibattito pubblico, va ricordato, che la "leggina" di accelerazione sul Ponte voluta da Salvini ha espressamente escluso, auspicando nei territori un vero e proprio oblio informativo, l'anestetizzazione di ogni critica».

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Seguono i dati forniti da Msc: «Le navi operative della compagnia - al momento le più alte del mondo - potranno passare sotto al Ponte solo se l'altezza minima dal livello del mare sarà di almeno 65 metri, cui andrà aggiunto un ulteriore margine per compensare l'oscillazione verticale del Ponte e l'eventuale moto ondoso».

Musolino sottolinea che le valutazioni del Pd sono «frutto dei dati ufficiali del Ministero dei Trasporti, di quelli desumibili dal progetto in aggiornamento e della presa di posizione di Federlogistica». Poi argomenta: «Il "franco navigabile" del Ponte, in condizioni di massimo carico (con l'attraversamento ordinario, quindi, di mezzi pesanti e treni) è di soli 65 metri. Per evitare, quindi, che il transito delle navi portacontainer in rotta dall'Oceano Indiano verso Gioia Tauro - ma anche di tutte quelle che salpano dagli altri porti italiani - subiscano stop e disagi senza precedenti derivanti dalla circumnavigazione della Sicilia - comportante un aggravio dei costi e dei tempi di navigazione - dovrebbe essere previsto un innalzamento dell'impalcato di almeno 15 metri, con la riscrittura totale del progetto in essere, prevedendo una nuova gara di appalto per la progettazione, sottoponendo tutto l'iter, quindi, ad un ripensamento generale circa la fattibilità tecnica e la tenuta economica».

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«Tutto da rifare, quindi – continua la nota –. È questo il guaio in cui Salvini, la Lega Nord, il governo Meloni, stanno mettendo Villa, Messina, Reggio, Gioia Tauro, tutta la Calabria e la Sicilia. Questi temi, questi dati, sono entrati nell'inutile Conferenza di Servizi "non decisoria" (è stato infatti già da tempo tutto deciso da Salvini e dalla Lega Nord) cui partecipano, senza possibilità di incidere, i Comuni coinvolti? Su quali dati si pronuncerà il Cipess? Su quale "altare ideologico" stiamo per sacrificare le vite, i beni, le famiglie vittime degli espropri di massa che devasteranno Villa San Giovanni e Torre Faro?». Domande che aspettano risposte chiare.