Il pentimento del superboss Nicola Grande Aracri, se confermato e soprattutto corroborato da affermazioni riscontrabili dagli inquirenti che lo dovranno escutere, porterà di sicuro alla violazione dei santuari del potere calabrese e non solo. Il capomafia, infatti, è depositario di chissà quali e quanti segreti inconfessabili, non unicamente connessi al sottobosco in cui prolifera la consorteria malavitosa tristemente conosciuta con il nome di ‘ndrangheta.

Il sospetto, per non dire la certezza, è al contrario che le sue propalazioni possano far emergere quella fitta rete di intrecci e coperture che hanno permesso a una mafia di origine per lo più agropastorale (quasi esclusivamente legata a fenomeni arcaici come banditismo e brigantaggio) a diventare una holding affaristico-finanziaria fra le più potenti e infiltrate. Una gigantesca SpA che, se considerata in termini complessivi, può ahinoi vantare introiti quasi in linea con il fatturato annuo di una realtà come la Fiat con una conseguente sconfinata capacità di condizionare vari mercati produttivi.

Attenzione, però, perché tutto questo non sarebbe possibile se accanto ai reati tipici - pur assai redditizi per l’associazione ‘ndranghetistica - quali il traffico di stupefacenti o armi e i vari racket, dalla prostituzione all’usura e dal cosiddetto pizzo alle estorsioni, non vi fossero quelli che necessitano di forti connessioni con il cosiddetto “mondo di sopra”. Il riferimento è a politici, imprenditori, professionisti e faccendieri vari, guidici corrotti, che dietro alle loro attività pulite nascondono una solidissima collusione con la feroce e implacabile Cosa Nostra calabrese.

Sarebbe impossibile altrimenti compiere azioni delinquenziali come il trasporto e l’occultamento di rifiuti speciali e tossici, il controllo di un settore chiave e milionario come la Sanità privata e soprattutto pubblica, e la longa manus estesa su certe aziende che crescono in modo esponenziale grazie ai fiumi di contanti lavati. Una gran massa di “piccioli” che, a prescindere dagli utili effettivamente fatti registrare dalle ditte commerciali in questione, entrano sporchi ed escono puliti per la soddisfazione dei mammasantissima a cui serve il riciclaggio e di chi, con il ruolo effettivo di prestanome, lo porta avanti ricavandone una grossa fetta di guadagno.

Grande Aracri, però, sembra andare anche al di là di tutto ciò, considerato come lo si indichi quale personaggio molto vicino a figure ecclesiastiche di alto rango e membro di un ordine cavalleresco di primissimo piano (forma associativa, quest’ultima, a cui il ‘mammasantissima’ di origini cutresi sarebbe interessato in maniera particolare, essendone in qualche modo affascinato). Ma se così fosse, la sua contiguità a uomini di potere (parliamo di contesti in cui quasi tutto si declina ancora al maschile) sarebbe massima. Si tratterebbe anzi di una vera e propria familiarità, che si concretizzerebbe con patti e “accorduni” di vario genere nelle più può portare avanti qualsiasi tipo di affare al riparo da occhi indiscreti.

E lo diciamo senza tema di smentita, dal momento che se si consente l’ingresso in un qualunque contesto a uno come Grande Aracri (di cui è impossibile disconoscere le gesta di capobastone) non riteniamo credibili (e nessuno potrà mai convincerci del contrario) finalità filantropiche o solidaristiche. La verità è soltanto una: si è alla ricerca di un ambiente riservato in cui far stare in stretto contatto persone di estrazioni diversissime fra loro per il perseguimento di uno scopo comune non certo di natura umanitaria o culturale. Lo ribadiamo.

Alla luce di quanto detto, pensiamo quindi che a breve si avranno sviluppi clamorosi con tante “teste coronate” pronte a rotolare. La scommessa è che sarà gente insospettabile: i soliti stimati e affermati padri di famiglia. Soggetti inappuntabili - solo in apparenza, s’intende - molto apprezzati del tessuto sociale in cui vivono.

Se Grande Aracri ha del resto deciso di vuotare il sacco proprio quando la Corte Costituzionale si è pronunciata in maniera tale da fornire al Parlamento il presupposto giuridico affinché abolisca l’ergastolo ostativo voluto da un eroe civile come il compianto Giovanni Falcone, la situazione dev’essere grave. E la sensazione è che presto torneranno ad alzarsi gli elicotteri e a suonare le sirene mentre per molti sarà…il giorno del giudizio.