Legambiente: «Risorse sottratte alle vere priorità del Sud Italia e dell’intero Paese. Le priorità sono altre». La Cgil: «La verità è che i fondi non ci sono»
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Quasi 12 miliardi di euro investiti sul Ponte mentre i denari destinati a rendere più efficiente la rete ferroviaria di Calabria e Sicilia scompaiono o restano in un limbo che mette in dubbio la realizzazione delle opere. È, per Legambiente, la storia di un «grande bluff» che «si sta rivelando in tutta la sua evidenza», perché «l’insostenibile opera continua a sottrarre le risorse destinate alle vere priorità del Sud Italia e dell’intero Paese».
Gli ambientalisti si uniscono al coro di proteste (politiche e ambientaliste) seguite alla rimodulazione dei fondi prospettata con l’ultimo emendamento alla Manovra voluto da Palazzo Chigi. L’emendamento in questione dirotta, ricordiamo, sul Ponte sullo stretto 1,6 miliardi dal Fondo di Coesione e Sviluppo gestito da Sicilia e Calabria e 718 milioni di euro dai finanziamenti gestiti dai ministeri e destinati in gran parte a progetti per il Sud Italia. Risorse che erano «destinate a recuperare il divario infrastrutturale e sociale del Mezzogiorno d’Italia e delle aree interne del Paese dato che il Fondo per lo sviluppo e la coesione (FSC) è, congiuntamente ai Fondi strutturali europei, lo strumento finanziario principale attraverso cui vengono attuate le politiche per lo sviluppo della coesione economica, sociale e territoriale e la rimozione degli squilibri economici e sociali».
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Ponte sullo Stretto, per Legambiente «costi destinati a lievitare»
«Il Ponte sullo Stretto, opera economicamente e ambientalmente insostenibile, continua a drenare risorse pubbliche preziose e che rischiano di creare un buco nero nelle casse del Paese. Il Ponte - dichiara Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente - costerà allo Stato circa 15 miliardi di euro, tra opera principale e di collegamento, con tutta probabilità destinati a lievitare visti anche i lunghissimi tempi di realizzazione. Un vulnus insopportabile non solo per Calabria e Sicilia ma per l’intero Paese nel quale ci sono questioni sempre più urgenti da affrontare, proprio a partire dalla sfida della decarbonizzazione del settore dei trasporti. Se il ministro delle infrastrutture Matteo Salvini pensa di essere ricordato dalla storia per la costruzione del Ponte, farebbe meglio ad agire sui reali problemi di mobilità del Sud Italia e dell’intero Paese».
«Nel Sud Italia, in particolare, circolano meno treni, i convogli sono più vecchi – con un’età media di 18,5 anni – e viaggiano su linee in larga parte a binario unico e non elettrificate. Per colmare il gap ancora esistente e superare l’annosa questione meridionale – dichiarano Anna Parretta, presidente Legambiente Calabria e Tommaso Castronovo, presidente Legambiente Sicilia -, bisogna realizzare opere e infrastrutture di collegamento, moderne e sostenibili, potenziando, elettrificando ed efficientando la rete ferroviaria, aumentandone la sicurezza, acquistando nuovi treni e offrendo un maggiore servizio».
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I fondi che mancano per le opere ferroviarie in Calabria e Sicilia
Per gli ambientalisti sono altre le priorità, prima fra tutte il tema dei pendolari e del trasporto su ferro. Legambiente chiede a livello nazionale maggiori risorse economiche, pari a 500 milioni l’anno, per rafforzare il servizio ferroviario regionale e 1,5 miliardi l’anno per realizzare linee metropolitane, tranvie, linee suburbane. Si tratta complessivamente di 2 miliardi di euro all’anno fino al 2030, necessari anche per rispettare gli obiettivi del Green Deal europeo del taglio delle emissioni del 55% entro il 2030 e del loro azzeramento entro il 2050. Risorse che sfumano davanti alla «faraonica opera del Ponte sullo Stretto di Messina».
Rispetto ai finanziamenti da contratto di programma Rfi 2022-2026 per le opere ferroviarie da realizzarsi in Calabria e Sicilia, «mancano all’appello – spiega Legambiente – ancora svariati milioni di euro: rispettivamente 56,7 milioni per l’upgrading infrastrutturale e tecnologico dei nodi di Reggio Calabria e 115 milioni ciascuno per quelli di Catania e Palermo, 150 milioni per la velocizzazione dell’attraversamento dinamico dello Stretto di Messina, 44 milioni per la velocizzazione Catania-Siracusa, 180 milioni per il potenziamento ed elettrificazione della linea Sibari-Catanzaro Lido-Lamezia Terme, 44 milioni per la velocizzazione Catania-Siracusa. Inoltre, alcune opere in corso di realizzazione, scontano enormi ritardi come l’elettrificazione della linea Jonica in Calabria nella tratta Sibari-Catanzaro Lido, i cui lavori dovevano concludersi entro il 2023 (per un costo di 500 milioni di euro incluse le soppressioni dei passaggi a livello e il rinnovo delle stazioni) e che ora hanno come data di realizzazione il 2026. Oppure, in Sicilia, dove la ferrovia della costa jonica attende da molti anni lavori di potenziamento e raddoppio e da decenni si attende il completamento dell’anello ferroviario di Palermo, che non vedrà la sua apertura prima del 2028».
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La Cgil: «Le risorse vere sono pochissime, si cerca soltanto di mettere una prima pietra»
Se Legambiente punta sulla cancellazione delle vere priorità, la Cgil – schierata sul fronte dell’opposizione al progetto – evidenzia le contraddizioni dell’emendamento che finanzia l’opera. «Mentre tutte le analisi, a partire da quella dello Svimez, confermano che senza l'utilizzazione massiccia di risorse aggiuntive il Mezzogiorno rischia la più cruda recessione, vengono sottratti alla Sicilia e alla Calabria 1.600 milioni del Fondo di Sviluppo e Coesione per dirottarli sul Ponte dello Stretto. Proprio come nel gioco delle tre carte il ministro Salvini fa apparire e scomparire, a suo piacimento, le risorse», dichiarano in una nota congiunta il segretario confederale della Cgil nazionale Pino Gesmundo e i segretari generali della Cgil Calabria e della Cgil Sicilia, Angelo Sposato e Alfio Mannino. Per i dirigenti sindacali «pur di raschiare il barile, visto che le risorse vere per il Ponte sono pochissime e quelle certe si fermano a 780 milioni per il 2024, giusto per mettere qualche prima pietra a fini elettorali per le Europee, viene compiuta un'azione piratesca ai danni di due Regioni, la Calabria e la Sicilia, sottraendo loro una quantità immensa di risorse europee che dovrebbero essere destinate a colmare il divario socioeconomico e superare gli squilibri territoriali. Il tutto - sottolineano - senza una discussione di merito che investa le due istituzioni interessate e i Consigli Regionali, che su un aspetto di tale importanza non possono restare silenti o, peggio, essere esautorati, e lo stesso Partenariato economico-sociale». Sposato, da parte sua, aggiunge che «servirebbero parole chiare per quanto concerne una delle priorità ferroviaria strategica del Sud, la Salerno-Reggio Calabria, che rischia di fermarsi a Rovagnano, e conoscere le reali intenzioni del Governo nazionale relativamente all'utilizzo dei 9.400 milioni messi a disposizione dal piano complementare per la realizzazione dei lotti successivi. Come occorrerebbero impegni precisi e vincolanti anche per quanto riguarda la realizzazione della Statale 106, la fantomatica “strada della morte”, impraticabile e pericolosa lungo l'intero asse jonico della Calabria orientale, priva ad oggi di una moderna arteria autostradale».