Siamo davanti a qualcosa che farà piacevolmente discutere. Parliamo di un misterioso vitigno, ormai in via di estinzione, il Castiglione, una varietà autoctona esclusiva della Calabria. Una novità "antica" che riguarda il mondo del vino. Ne parliamo con Gabriele Bafaro un giovane archeologo di Acri, appassionato del vino, uno studioso che è anche un viticoltore. Uno di quei ragazzi che dopo gli studi ha scelto di restare in Calabria. «Avrei potuto andare via, le occasioni erano tante, ma ho scelto la Calabria, pur sapendo che sarebbe stato tutto più complicato».

Gabriele, ora segui la vicende di un vitigno particolare, il Castiglione, che presenta caratteristiche uniche.
«È vero. Sono caratteristiche che non possono essere paragonate a nessun altro vitigno autoctono calabrese. I vini possono vantare una grande complessità nei profumi che resistono nel  tempo e vengono addirittura esaltati, si tratta di vini che possono competere con i grandi vitigni internazionali. Non si conoscono le origini esatte del Castiglione, si ipotizza si sia diffuso a partire dal Medioevo».

Ci troviamo davanti ad una varietà autoctona esclusiva della Calabria, a diffusione ridotta.
«Assolutamente sì, dai dati attestati esistono soltanto 12 ettari in Calabria e poco più di 100 nel mondo. Si tratta di un patrimonio paleobotanico e di bio diversità a  rischio di estinzione».

Ma poco si conosce di questo vitigno. Così si è deciso di studiarlo attentamente per riscoprirlo.
«Il vitigno Castiglione ha grandi potenzialità che noi vogliamo riportare ai fasti di un tempo, dando al pubblico la possibilità di riscoprire questo antico tesoro enologico di importanza mondiale. Lo scopo è quello di preservarlo e sperimentare varie tecniche di vinificazione ed affinamento. L’intento è quello di tramandare questo tesoro alle generazioni future, abbiamo anche pensato di sperimentare la coltivazione del Castiglione in altura per studiare gli adattamenti della pianta in differenti altimetrie».

Il Castiglione è conosciuto anche con i sinonimi Zucchero e Cannella, o Zagarolese.
«Si tratta di un vitigno abboccato, rotondo e con una grande armonia al palato per questo tali denominazioni».

La vite è stata presumibilmente introdotta dai Greci, nell'VIII-VII secolo a.C. Dopo il crollo di Roma fu solo nel Medioevo che riprese la produzione di vini e probabilmente si data a quell'epoca la caratterizzazione del Castiglione come vitigno.
«Si conosce veramente poco della storia di questo misterioso vitigno, tuttavia, non possiamo escludere che Roseto nel Medioevo importante centro templare con Il castello espugnato da Federico II di Svevia e la sua posizione nevralgica abbiano favorito anche la produzione del Castiglione. Ma queste sono solo delle ipotesi».

Il 16 febbraio si terrà un interessante convegno, proprio sul Castiglione.
«Ci troveremo presso “L’antico granaio” sul lungomare degli Achei di Roseto Capo Spulico, per una conferenza a riguardo del Castiglione, un rarissimo vitigno calabrese in via di estinzione che vanta solo 12 ettari in Calabria e circa 136 ettari in tutto il mondo. Si tratta di un vitigno, che fa parte del patrimonio della biodiversità calabrese e che presenta grandi potenzialità, infatti, i vini prodotti dalle cantine Acroneo ed Alfano utilizzando le uve del Castiglione hanno già ottenuto notevoli riconoscimenti su scala nazionale ed internazionale».

Le due cantine, Acroneo di Acri e Alfano di Roseto Capo Spulico, supportati nella realizzazione dell’evento dal Comune di Roseto e con il patrocinio della Regione Calabria, annunciano l’intento di avviare una collaborazione per la valorizzazione e la tutela del Castiglione, vero e proprio tesoro calabrese.

Gabriele Bafaro, archeologo del vino, è il padre del vino Acroneo, il vino dell’antica Roma. «Acroneo è una cantina sperimentale che ha puntato tanto sulla ricerca e l’innovazione. La nostra azienda è cresciuta in questi anni e sta avviando varie collaborazioni a livello regionale e nazionale. Abbiamo ottenuto importanti riconoscimenti e la nostra ricerca continua nella sperimentazioni di vinificazione, affinamenti e salvaguardia di antichi vitigni».

L’agricoltura è in crisi. Sono in atto dure manifestazioni di protesta un po’ dappertutto.
«Bisogna riscoprire le nostre radici e poiché la Calabria è una regione prevalentemente montuosa puntare sulla diversificazione dei nostri prodotti e sull’identità territoriali. Le nostre micro produzioni hanno una identità ed una forza che non potrebbe mai essere uguagliata dalle grandi produzioni industriali. La forza della Calabria risiede nella grande personalità dei suoi prodotti. Grande rivoluzione è quella di non accettare la standardizzazione dei prodotti proposte dall’Unione Europea  ma puntare sull’unicità dei nostri prodotti».

I giovani scappano dal sud. Ma davvero qui non c’è niente e non si può fare niente?
«Non è assolutamente vero poiché la Calabria è ricca di possibilità, ma bisogna avere una visione, un progetto e maggiore supporto dalle istituzioni».