VIDEO | Costretta a 14 anni a sposare un uomo di quasi 60, oggi vive nello Sprar Due Soli di Lamezia e nel futuro vuole occuparsi di diritti umani e insegnare alle donne somale l'orgoglio di essere “femmina”
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Costretta ad interrompere gli studi e data in sposa a un uomo di 57 anni quando lei ne aveva appena quattordici. Inizia così per Hafsa a Mogadiscio, in Somalia, la sua terra, un incubo fatto di violenze e di soprusi, con un matrimonio che le viene imposto dallo zio perché «è femmina, non c’è bisogno che studi, il suo destino è un marito e una casa di cui prendersi cura».
Un’unione infelice, tra una bambina e un uomo che avrebbe potuto essere suo padre o suo nonno. Un matrimonio fatto di percosse, violenze e a cui metterà fine suo fratello maggiore.
La raggiungiamo a Lamezia, nell’appartamento dello Sprar Due Soli che condivide con altre donne. È energica Hafsa ma anche dolce e determinata. Ma quando parla del suo passato gli occhi le si incupiscono e la voce si abbassa.
Purtroppo dopo la fine del matrimonio a cui era stata costretta, il destino aveva in serbo ancora tanta sofferenza e dolore. Prigionie, soprusi, violenze, settimane intere senza mai vedere la luce del sole. Drammi che l’hanno sempre vista rialzarsi e non abbattersi, fino alla fuga dalla Somalia e l’arrivo in Italia.
Qui, con lo Sprar l’inizio di una nuova vita fatta di studio e lavoro, ma anche di possibilità reali di integrazione. Oggi Hafsa sorride, vive a pieno la vita che lei stessa ha scelto: «Mi sento lametina e ho ripreso a sognare», ci racconta decisa a vivere e non fare più decidere agli altri ciò che non potrebbe fare.
Hafsa i cui titoli di studio sono validi in Italia, vuole iscriversi all’Università alla facoltà di giurisprudenza per impegnarsi nei diritti umani ed aiutare le donne somale e non solo: «Non è vero che se sei donna non sai fare nulla. Non è vero. È un orgoglio essere femmina, io sono orgogliosa di essere donna. Non vorrei essere un uomo, sono una donna e sono speciale così».