VIDEO | La vicepresidente chiede alla Regione di sapere quale sia il futuro dello stabile di via Fagiani: «Abbiamo dato tanto, vogliamo soltanto continuare a svolgere il nostro lavoro»
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Testarde. Ostinate. Combattive: altrimenti, dopo 35 anni, il Centro antiviolenza Roberta Lanzino non starebbe ancora qui. Le volontarie del Cav di Cosenza – intitolato alla memoria di una ragazza trucidata sulle montagne di Falconara Albanese e divenuta tristemente nota – hanno preso per mano centinaia di donne, le hanno aiutate a risalire dall’abisso, ma non avevano messo in conto (o forse sì) che, un bel giorno, a complicare un lavoro già dannatamente difficile, ci si sarebbe messa pure la burocrazia.
Dopo tredici anni trascorsi nello stabile di via Fagiani, le volontarie del Centro antiviolenza Lanzino, un pomeriggio di pochi giorni fa, sono sprofondate nel buio. E nello sgomento. La Regione Calabria – proprietaria dell’immobile – ha programmato lavori di ristrutturazione e interrotto il contratto per la fornitura di energia elettrica. Gli uffici regionali ospitati nel resto dell’edificio, lo scorso 31 gennaio, sono stati trasferiti altrove. Peccato (invece) che nessuno si sia preoccupato di interloquire con il Cav Lanzino.
«Avevamo ricevuto notizie informali sull’avvio dei cantieri, ma nulla di ufficiale. Dalla Regione ci era stato promesso che, appena fossero emerse novità, saremmo state subito informate», ha detto Antonella Veltri nel corso della conferenza stampa indetta sabato scorso a lume di candela.
Il rumore della denuncia ha fatto tornare la luce, ma non la tranquillità. Chiara Gravina, vicepresidente del Centro Antiviolenza di Cosenza, dichiara: «Siamo in attesa di capire se potremo continuare a operare nella sede di via Fagiani oppure no». La mobilitazione permanente, che culminerà nell’assemblea pubblica organizzata per domani pomeriggio, serve a questo. Anche a questo.