VIDEO | Il legale di Reggio Calabria condanna il fenomeno dietro cui si cela la «presenza di squilibri di genere in ogni ambito sociale, non solo nelle coppie». A suo giudizio non servono pene più severe, ma certe e in tempi ragionevoli per assicurare giustizia e libertà piene a chi denuncia
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«Mi chiedo se abbiano mai provato a immedesimarsi nella donna che maltrattano o se abbiano mai anche solo pensato a come starebbero se un altro uomo abusasse della loro figlia. Forse se riuscissero a guardarsi da fuori, potrebbero rendersi conto e desiderare di essere persone migliori. Da uomo condanno certamente la violenza maschile sulle donne e mi sento, a maggior ragione, di dover fare qualcosa dentro la società. Cerco di dare il mio contributo al cambiamento con il mio lavoro».
Alessandro Morabito è un avvocato di Reggio Calabria che ha deciso di prestare la propria opera professionale anche a difesa delle donne vittime di violenze, abusi e maltrattamenti. Da tempo collabora con l’associazione Il Cuore di Medea onlus, impegnata nella città dello Stretto a offrire un servizio di ascolto e supporto a donne e minori vittime di violenza. «Le donne in difficoltà possono trovare nelle associazioni impegnate in questo delicato ambito, un solido punto di riferimento ed essere aiutate a fuoriuscire dalla situazione di violenza in cui quotidianamente vivono, tra le mura domestiche o in qualunque altro contesto». È quanto sottolinea l’avvocato reggino Alessandro Morabito.
Gli squilibri di genere in ogni contesto sociale
Da uomo, rappresenta quella metà di cielo di cui in questa storia drammaticamente senza fine fanno parte anche coloro che prevaricano, aggrediscono, annientano e uccidono le donne in quanto tali. Invoca un cambiamento culturale perché la discriminazione di genere è un fenomeno trasversale.
«Il fenomeno della violenza sulle donne purtroppo rivela la presenza di disequilibrio tra uomo e donna che riguarda ogni ambito sociale, non solo quello della coppia. Dunque è necessario un cambiamento culturale che scardini la società patriarcale, di cui resistono atavici retaggi, per aprire a una prospettiva di parità effettiva in cui non vi sia alcuna prerogativa esclusiva della donna, per esempio, con riferimento alla cura della famiglia e ai figli, in cui maturi la libertà di scelta. Una prospettiva in cui anche in politica non occorra porsi la questione di genere per incentivare la partecipazione e la rappresentatività femminile ma sia necessario solo ricercare il merito e la capacità», sottolinea ancora Alessandro Morabito.
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Non pene più severe ma più certe e in tempi ragionevoli
Vestendo poi i panni dell’avvocato, lascia emergere la necessità di tempi celeri e pene più certe. Pone in luce, altresì, come il fenomeno non colpisca solo le donne ma anche i minori, e non sempre soltanto di riflesso.
«Ho conosciuto donne vittime di violenza che per restare vicine ai figli e per la mancanza di indipendenza economica si trovano costrette a vivere nella stessa città del maltrattante. La politica dovrebbe fare di più per tutelarle e per creare le condizioni affinché possano effettivamente liberarsi dopo la denuncia. Le misure oggi in atto non sono sufficienti. Una vera forma di giustizia per queste donne sarebbe la garanzia di un ritorno sicuro alla vita dopo la denuncia, senza la paura di incontrare il maltrattante per strada. Purtroppo io registro invece ancora molta paura dopo la denuncia. Maggiori misure di sostegno socio-economico strutturate, dunque, ma anche interventi normativi per aumentare le risorse umani impegnate a tutto tondo nella tutela delle vittime, dalle indagini fino al riscatto pieno e compiuto, passando per una fase processuale di durata accettabile e dall’esito certo. Non pene più severe ma più certe e in tempi ragionevoli. La politica dovrebbe, dunque, anche intervenire, non a suon di una riforma all’anno, ma in termini di incremento delle risorse umane nelle procure, nei tribunali, nelle cancellerie, nelle forze dell’ordine. Ciò favorirebbe una tutela effettiva delle donne, dunque protezione e sempre più spesso salvaguardia della vita della donna medesima», sottolinea ancora l’avvocato Alessandro Morabito.
Ancora vittime dopo la denuncia
«Il codice rosso prevede corsie preferenziali per assicurare un accertamento celere delle responsabilità e processi celeri. Questo è però nella teoria. Non possiamo continuare a registrare situazioni nelle quali le donne, dopo la denuncia alla quale arrivano già con notevoli affaticamento emotivo e sofferenza, continuano a subire maltrattamenti e addirittura restano ancora vittime di un’escalation di violenza che conduce a situazioni di non ritorno. Occorrono interventi risolutivi affinché giornate come il 25 novembre non siano fini a loro stesse», conclude l’avvocato Alessandro Morabito.