Denuncia delle Nazioni unite dopo le segnalazioni delle Ong. La Regione rassicura: nulla va a L’Avana. Perplessità sulla clausola che prevede il licenziamento in caso di perdita «dell’integrità morale»
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Dopo la polemica scoppiata intorno alle dichiarazioni del presidente dell’Ordine dei medici di Cosenza Eugenio Corcioni («curano le fratture con le mani perché nessuno di loro ha la laurea»), il fronte dei medici cubani resta caldo. Nuove brigata sbarcano per dare ossigeno alla sanità calabrese mentre lo scorso 2 gennaio sono scaduti i termini di 60 giorni entro cui le autorità italiane avrebbero dovuto rispondere a una denuncia dell’Onu su queste assunzioni.
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L’accusa è pesante e, peraltro, il governatore Roberto Occhiuto l’ha già respinta in passato. In ogni caso, secondo alcuni le condizioni di lavoro dei medici potrebbero costituire lavoro forzato a causa del prelievo sui loro stipendi da parte delle autorità cubane e di altre forme di controllo che avverrebbero con il beneplacito delle autorità italiane. È il quotidiano Domani a tornare sulla vicenda: la deadline fissata al 2 gennaio è scaduta proprio mentre ci si prepara all’arrivo di nuovi contingenti da Cuba. Sono passati i 60 giorni entri cui le autorità italiane avrebbero dovuto rendere conto dell’attività calabrese del personale sanitario cubano.
L’iter è iniziato con la denuncia della ong spagnola Prisoners Defenders in collaborazione con l’Ufficio delle Nazioni unite di Cuba. A partire da quella segnalazione, il 3 novembre 2023 il relatore speciale dell’Onu sulle forme contemporanee di schiavitù, Tomoya Obokata, ha indirizzato una lettera alle autorità italiane in cui scrive che «le condizioni di lavoro a cui sarebbero sottoposti i lavoratori cubani potrebbero costituire lavoro forzato, secondo gli indicatori di lavoro forzato stabiliti dall’Organizzazione Internazionale del Lavoro».
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L’Onu si concentra sui salari: nell’accordo quadro Calabria-Cuba si scrive infatti che la paga di ciascun professionista sanitario cubano trasferito in Calabria è di 4.700 euro al mese, ma si aggiunge: «La regione Calabria pagherà 1.200 euro mensili ad ogni professionista medico in Italia, dovendo restituire a Csmc S.A. il restante valore di 3.500 euro».
Csmc S.A. è la società, controllata dal ministero della Sanità pubblica cubana, che si occupa di esportazione di personale medico da Cuba. Per lo Stato caraibico è una grossa fonte di profitto: i dati disponibili dicono che nel 2018 ha fruttato 6,2 miliardi di dollari.
L’ipotesi sottesa alla denuncia dell’Onu è che la fetta più grossa degli stipendi finirebbe proprio al governo de L’Avana. «Un reddito di 1.200 euro lordi è considerato insufficiente per la sussistenza in Italia, anche alla luce dei recenti tassi di inflazione», sottolinea il relatore speciale Onu.
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Un’altra questione preoccupa le Nazioni Unite. Nel primo Contratto collettivo attuativo dell’Accordo quadro Calabria-Cuba si evidenzia che Regione Calabria che la regione italiana “licenzierà” i singoli lavoratori cubani nel caso in cui Csmc S.A. dovesse segnalare la perdita «dell’integrità morale» dei professionisti «per effetto di disposizioni o provvedimenti dello Stato cubano».
Per il relatore Onu questo comporta «il rischio di un uso arbitrario e coercitivo da parte di Csmc S.A. nell’esaminare e determinare l’integrità morale», con la conseguenza che i lavoratori sarebbero sottoposti anche all’estero alla stringente legge cubana per quanto riguarda diritti e libertà. Un tema posto anche dall’ong Human Rights Watch.
La Regione Calabria, da parte sua, non si mostra preoccupata. Gli uffici spiegano che secondo il contratto del novembre 2022 i medici percepiscono uno stipendio pari a 4.700 euro lordi al mese e nulla va al governo cubano o alla Csmc S.A. Il governatore Occhiuto lo aveva spiegato quasi un anno fa dopo una richiesta di chiarimento arrivata dalla diplomazia statunitense: «Noi paghiamo i medici cubani per un “arruolamento” di due anni e non la società. La loro retribuzione è di 4.700 euro lordi mensili». Insomma, la questione sollevata all’epoca dagli Usa (e cioè che si trattasse di un finanziamento indiretto a Cuba) pareva superata.
I medici, peraltro, hanno sempre manifestato la loro soddisfazione per l’esperienza in Calabria e anche negli ospedali in cui si trovano a operare i pareri sono molto positivi. L’Onu, però, attende ancora una risposta.