Chiedono un incontro al governatore e contestano le regole sul dimensionamento scolastico che porterà in tre anni a perdere altre 82 presidenze. «La scuola continua a subire un progressivo depauperamento di risorse, e intanto forma i quadri per il sistema amministrativo e produttivo delle regioni del Centro Nord»
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Diversi dirigenti scolastici calabresi sono vittima di un paradosso burocratico. Pur avendo partecipato ad un concorso su base regionale, tanti di loro sono stati mandati in altre regioni a svolgere il loro ruolo. Questo perché il concorso era appunto su base regionale, la graduatoria invece no. Esauriti i posti disponibili nella regione prescelta, quindi sono stati inviati dove c’era disponibilità.
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A tutti era stato detto che si trattava di un breve periodo, ma le nuove norme sul dimensionamento scolastico rendono l’ipotesi di un ritorno a casa sempre più lontana. Per questo alcuni dirigenti hanno scritto una lettera aperta al presidente della giunta regionale, Roberto Occhiuto, per chiedergli un incontro urgente in cui esaminare la questione che ha diversi riverberi e non solo su di loro ma più in generale sul diritto allo studio. Lo fanno ricordando che lo stesso Occhiuto, quando era un giovane consigliere regionale dell’Udc, aveva presentato una legge contro la cosiddetta fuga dei cervelli ovvero una proposta di legge tendente, attraverso specifiche azioni formative, ad utilizzare giovani calabresi nella pubblica amministrazione.
La possibilità di mettere in campo quei principi, secondo i dirigenti scolastici, esiste. Infatti, paradosso dei paradossi, in Calabria sono state attivate ben 75 reggenze, un solo dirigente per più istituti, con effetti sull’offerta formativa e la garanzia del diritto allo studio sul territorio facilmente prevedibili. Il problema è che la situazione sembra destinata a peggiorare. Nel piano di dimensionamento scolastico della Calabria è previsto in tre anni il taglio di 82 autonomie, creando mega istituti di oltre 1000 alunni distribuiti su una miriade di comuni distanti anche molti chilometri tra loro. È funzionale una roba del genere? I dirigenti scolastici dicono decisamente no.
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«È del tutto evidente - scrivono nella lettera inviata al presidente Occhiuto - che il taglio delle autonomie scolastiche, nonostante le rassicurazioni del Ministero, porterà alla contrazione del personale ATA e insegnante e, successivamente, anche alla chiusura di plessi, costringendo la Regione ad un aumento dei costi per il trasporto di alunni e studenti presso le scuole che resteranno. Che ad un bambino o ad un adolescente costretto ad alzarsi all’alba per farsi più di un’ora di pulmino o di bus si possa garantire così un efficace godimento del diritto allo studio ci sembra davvero arduo affermarlo, in una regione in cui la dispersione scolastica resta tra le più alte del Paese. Una scuola e un'università che continueranno a subire un progressivo e continuo depauperamento di risorse, continuando però a formare i quadri per il sistema amministrativo e produttivo delle regioni del Centro Nord. Un esodo di cervelli che continuerà e i pochi che resteranno saranno costretti a vivere in una condizione di immutabile marginalità».
A questo si devono aggiungere i sacrifici personali di questi dirigenti costretti ai costi di residenza in altre regioni pur continuando a pagare mutui e imposte in Calabria, sulle famiglie divise, sugli anziani e i figli minori lasciati a casa.
Insomma i dirigenti chiedono ad Occhiuto di contrastare in qualche modo questa soglia di 1000 alunni fissata dal Ministero come già stanno facendo altre regioni non lontane da noi come la Sicilia. Il punto investe i dirigenti, ma più in generale «una vera e propria “vertenza” che riguarda il futuro di tanti giovani della Calabria».