A meno di due mesi dal primo incontro sul tema, la Camera Penale “Enzo Lo Giudice” – associazione partecipata dai togati che fanno riferimento al Foro di Paola – ha proposto un nuovo convegno sulla riforma Cartabia.

In questa circostanza, avvocati e magistratura si sono confrontati sul rapporto tra pena e reinserimento sociale, concentrando l’attenzione su riti alternativi, giustizia riparatoria, pene brevi e appello. Una gamma di questioni affrontate negli interventi del Procuratore Capo, Pierpaolo Bruni, e della Giudice per le Indagini Preliminari, Rosamaria Mesiti, magistrati inquirenti e requirenti che hanno relazionato, insieme agli avvocati Gianfranco Parenti, Alessandro Gaeta, Giuseppe Bruno, Mario Murone e Massimo Zicarelli, dinnanzi alla folta platea che l’Aula Beccaria del Tribunale di Paola è in grado di ospitare.

L’alta partecipazione testimonia l’attenzione che giudici e avvocati stanno dedicando ai tanti cambiamenti imposti dalla riforma dell’ex ministra Marta Cartabia, guardasigilli nel corso del governo Draghi, mutamenti fatti di «norme nuove – ha detto il presidente della Camera Penale, Massimo Zicarelli – che sono state introdotte senza nemmeno discuterle».

«Dobbiamo sempre considerare che al centro del procedimento c'è l'imputato – ha rimarcato l’avvocato – ed è proprio sulle garanzie dell'imputato che dobbiamo confrontarci, altrimenti facciamo delle riforme che rimangono soltanto delle statistiche e dei numeri di Ruolo Generale. L'esigenza fondamentale di questa convegnistica, specialmente dove si confrontano le parti interessate del territorio (in questo caso noi abbiamo la relazione del Procuratore Capo, mentre al precedente convegno c'è stato l’intervento del Presidente del Tribunale), fa sì che si possa precostituire una prima giurisprudenza locale – ha concluso Massimo Zicarelli – che possa poi servire di sostegno a noi come Camere Penali e come Unione Nazionale per fare le prime richieste di modifica».