L’Italia riapre le frontiere ai minori stranieri. I bambini di Chernobyl potrebbero finalmente tornare alle loro famiglie italiane. Di poche ore fa l’avviso pubblicato sul sito del Governo che comunica che la sospensione dello svolgimento dei programmi solidaristici di accoglienza è revocata. Le misure previste dal ministro della Salute, di seguito al diffondersi della pandemia, «cessano di applicarsi e sono uniformate le regole di ingresso sul territorio nazionale». 

«Notizia splendida – commenta Marco Mochi, consigliere delegato del consiglio direttivo di Puer, la Onlus più importante che opera nel territorio bielorusso - perché abbiamo lottato due anni per arrivare a questo obiettivo», resta però da capire come verrà accolta questa apertura da Minsk. Date le condizioni internazionali c’è da mantenersi prudenti ma «è sicuramente un ottimo punto di partenza. Per quanto riguarda il nostro governo gli ostacoli che c’erano fino a ieri sono da considerarsi ufficialmente superati».

Il ministero del Lavoro e delle Politiche sociali detiene una lista di minori che fanno parte del procedimento di accoglienza e di soggiorno terapeutico e da oggi queste liste sono riaperte. Liste da considerarsi di assoluta importanza «perché dall’altra parte, in Bielorussia, vengono convogliate al ministero dell’Istruzione e al Dipartimento degli Affari umanitari, i due enti che gestiscono la selezione e l’invio e dei bambini in Italia. Lo sblocco delle suddette fa sì che a Minsk venga comunicato ufficialmente la disponibilità da parte dell’Italia di ospitare i minori. Speriamo che nonostante i climi che stiamo respirando si superi invece questo problema che nulla ha a che fare con la solidarietà e si pensi invece al bene dei bambini».

Ovviamente la cautela è d’obbligo: «In questo momento tra governi occidentali e governo bielorusso, che come quello russo è considerato parte in causa del conflitto, qualche difficoltà di comunicazione c’è. Abbiamo però attivato dei canali e vogliamo augurarci che superino le frizioni e le fibrillazioni della grave situazione che si vive oggi. L’obiettivo è che non ne patiscano le conseguenze le persone più deboli ovvero i minori». Da parte dell’Italia e delle associazioni tutto è pronto per riaccoglierli.

I programmi solidaristici e di accoglienza per scopo terapeutico interessano i bambini ucraini e bielorussi in un’età compresa tra i 7 e i 14 anni che normalmente provengono da istituti e case famiglie. L’ingresso sul territorio nazionale è consentivo nel rispetto delle normative Covid vigenti.