«La mia speranza per il nuovo governo? Che faccia il contrario di quello che è stato fatto nell’ultimo anno e mezzo».

Inizia così l’intervento di Nicola Gratteri alla Festa del Cinema di Roma, dove è stato ospite degli eventi di celebrazione per il cinquantenario del ritrovamento dei Bronzi di Riace.

«La riforma Cartabia non fa altro che rallentare i processi - ha detto il procuratore -, in una situazione in cui già mancano i magistrati. Il nuovo governo dovrebbe alzare l'età pensionabile e dare la possibilità, su base volontaria, di restare a lavorare. Poi dovrebbe affronare il tema dei fuori ruolo. Ci sono 250 magistrati in giro per i ministeri. Tornassero finalmente a scrivere sentenze».

E Gratteri ha parlato anche del suo lavoro alla Procura di Catanzaro, sotto accusa per presunte carcerazioni ingiuste: «Mai, da quando sono arrivato a Catanzaro, ci sono state ingiuste detenzioni. Il lavoro della Procura è migliorato e queste sono leggende metropolitane totalmente smentite sul piano documentale. Diffamazioni».

Dal palco nel cuore di Villa Borghese, Gratteri ha presentato il suo libro Complici e Colpevoli, con la giornalista Eva Giovannini. E il sottotitolo del libro di Gratteri è chiaro: Come il Nord ha aperto le porte alla criminalità organizzata. Un viaggio di regione in regione, lo definisce il procuratore di Catanzaro, a vedere come le mafie, ‘ndrangheta soprattutto, siano riuscite ad infiltrarsi nella società civile, nelle istituzioni e nella politica.

E il pensiero va subito al Pnrr, ai miliardi europei che stanno arrivando in Italia, sui quali le mafie hanno già le mani. «Con tutti quei soldi i rischi di infiltrazione sono quintuplicati - avverte Gratteri -. I fondi saranno gestiti inevitabilmente anche sul piano locale, quindi dai piccoli Comuni sotto organico, con dirigenti non attrezzati, che non sono in grado di fare grosse gare d'appalto. Le famiglie di 'ndrangheta invece si. Loro hanno avvocati, architetti, ingegneri, professionisti di altissimo livello. Per questo il governo deve intervenire e spostare i centri di spesa. Alle prefetture va dato un ruolo importante».

Le istituzioni, la politica. È quello, da sempre, il nodo da sciogliere. Perché non ci sono mafie senza apparati dello Stato complici e colpevoli, come sottolinea sempre Gratteri.

«Pensiamo alla Valle d'Aosta. Ci vengono in mente le montagne, una regione in cui tutto funziona perfettamente, neanche una carta per terra. E invece in Valle d'Aosta c'è una concentrazione di 'ndrangheta spanventosa», ha detto il procuratore di Catanzaro «Le locali di 'ndrangheta sono strutturate e dagli anni '70 hanno rapporti con i partiti locali, sono nelle stanze dei bottoni, con le massonerie deviate. Due presidenti di Regione sono stati eletti col sostegno della 'ndrangheta. La verità è che le mafie non hanno ideologie. Loro studiano i candidati, a volte sono loro a proporre quelli più "elastici", li votano e li fanno votare. La loro forza non è il numero. Loro sono pochi, ma sono organizzati. Noi siamo molti di più, ma siamo individualisti. Per questo siamo deboli».

Sono le "relazioni vischiose", quelle della borghesia e dell'imprenditoria che hanno accettato che le mafie smaltissero i loro rifiuti tossici, usassero materiale scadente per costruire, utilizzassero manodopera sfruttata e sottopagata. Perché le mafie, 'ndrangheta in particolare, non si sono presentate al Nord con le armi, ma con valigie piene di soldi: «Gli imprenditori pensano di affidarsi a loro solo una volta, magari per un breve periodo, per superare un periodo difficile. Ma quando uno 'ndranghetista entra in contatto con un'azienda, quell'azienda è già morta».