«Bisogna prestare attenzione a chi fare entrare nelle scuole, ho visto persino dei faccendieri parlare di lotta alla mafia. Abbiamo bisogno di una scuola migliore, di insegnanti che nel pomeriggio tengano impegnati i ragazzi che, laddove non respirano cultura mafiosa, sono figli di internet più che dei loro genitori». Lo ha detto, riferisce una nota, il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri intervenendo, al Teatro Politeama di Catanzaro, al dibattito che ha fatto seguito alla messa in scena di "Se dicessimo la verità-Ultimo capitolo", lo spettacolo di Emanuela Giordano e Giulia Minoli, realizzato grazie alla sinergia tra due progetti nazionali - Palcoscenico della Legalità e Ponti: cultura e teatro per la cittadinanza attiva - portati avanti nel territorio dall'Associazione Cco - Crisi Come Opportunità Raccontano.

In platea centinaia di studenti di diversi istituti scolastici superiori del territorio, grazie alla collaborazione dell'Ufficio scolastico regionale della Calabria. «Per abbattere le mafie - ha aggiunto il magistrato - occorrono politici e legislatori con coraggio, libertà, forza e competenza. Ma quello che i ragazzi devono fare è studiare di più, e da subito, perché anche i figli di nessuno possono diventare delle eccellenze».

Sul palco hanno preso vita le storie dei figli delle vittime di mafia, del giornalismo impegnato, di imprenditori testimoni di giustizia, per un'opera-dibattito sulla legalità che, è scritto nella nota, «è, al tempo stesso, una provocazione per farci riflettere, capire e reagire». La "prima" in Calabria è stata voluta dalla Fondazione Politeama - presieduta dal sindaco Nicola Fiorita, con il sovrintendente Gianvito Casadonte e il direttore generale Aldo Costa - all'interno del calendario di eventi programmati nell'ambito della Rete di teatri, sostenuta dalla Regione Calabria.