Assemblea a porte chiuse, e fuori dal lavoro, per gli 80 psicologi calabresi impegnati nella rivendicazione di un diverso inquadramento negli organici delle Aziende sanitarie provinciali.


Una folta rappresentanza dei professionisti da mesi mobilitati si è riunita in un noto hotel di Lamezia, anche all'indomani del polemico botta e risposta mediatico con alcuni organi di stampa nazionali - che avevano definito questi operatori degli “imboscati della pubblica amministrazione calabrese” - per fare il punto della situazione dopo una serie di contatti informali che i delegati del gruppo avrebbero avuto con i vertici della Regione.


Al termine del faccia a faccia a cui non hanno potuto assistere i giornalisti, il presidente regionale dell'Ordine professionale Francesco Campolo è stato autorizzato a riferire al cronista che «sono state decise nuove forme di protesta che verranno lanciate in mancanza di risposte in tempi ragionevoli».

 

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Gli 80 psicologi delle Asp calabresi, inquadrati con contratto a tempo indeterminato dopo essere stati impegnati anche nei Comuni, contestano un sistema che gli riconosce una retribuzione da impiegati amministrativi e non come “personale sanitario laureato non medico”, mentre blocca gli avanzamenti di carriera che sono tipici dei professionisti impiegati nella pubblica amministrazione in regime di esclusiva.

 

Il gruppo, i cui componenti curano in prima persona le 80.000 prestazioni psicologiche fornite annualmente dalle Asp, lamenta infatti come dopo il passaggio dagli organici della Regione a quelli della aziende, nel 2008, non sia stato applicato il contratto tipico per le figure sanitarie professionali, con le Aziende calabresi che «caso unico in Italia rinviano da vari anni e con vari pretesti di certificare il ruolo svolto».


Una vertenza che da quel che si è appreso sarebbe ora all'attenzione del governatore Oliverio, così come chiarito al cronista da uno degli psicologi che ha spinto affinchè la riunione di stamattina si tenesse a porte chiuse, specie dopo che la battaglia sindacale riavviata nei mesi scorsi è finita al centro di un caso mediatico fuori dai confini regionali.


Gli psicologi infatti si sono trovati inseriti nella lista nera dei “dipendenti imboscati”, additati come operatori sanitari che alla trincea della risposta medica preferirebbero la nascosta comodità.


«Abbiamo chiesto di rettificare quell’informazione - ha detto Campolo - perchè questi professionisti non possono subire oltre al danno la beffa: altro che imboscati, questi operatori è da anni che rivendicano i loro diritti nell'ambito di una mobilitazione vasta e trasparente, amplificata mediaticamente proprio perché si tratta di una lotta giusta volta a rettificare un errore tecnico che da diverse stagioni politiche e' stato di fatto riconosciuto dagli Enti. Ora è arrivato il momento di passare dalle parole ai fatti».

 

Agostino Pantano