Lo scontro in Parlamento tra Bonelli (Avs) e il governo che gli "nega" le carte. Il deputato: «Progetto trattato come un fatto privato». La replica di SdM: «Atti in corso di definizione». Il nodo delle penali e i primi passi dell’inchiesta della Procura di Roma
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Quattordici miliardi di euro e troppi omissis sui rapporti tra la società Stretto di Messina e il consorzio Eurolink, chiamato a realizzare il Ponte sullo Stretto. Un tema rilanciato, sabato scorso, dal parlamentare di Alleanza Verdi e Sinistra Angelo Bonelli nella marcia No Ponte di Villa San Giovanni. Bonelli ha annunciato un nuovo esposto (il terzo), questa volta alla Procura europea, sulla mega opera e ha confermato la denuncia contenuta in una delle sue denunce alla magistratura: «Quei 14 miliardi di euro sono diventati un fatto privato, non mi vogliono dare documenti fondamentali per capire come si svilupperanno le procedure».
Ponte sullo Stretto, lo stop del governo sui documenti
In effetti la risposta del governo – affidata a Fausta Bergamotto, sottosegretaria per le imprese e il Made in Italy ma redatta dal ministero delle Infrastrutture – a una delle interpellanze dell’opposizione fa calare un velo di segretezza istituzionale su tutta l’operazione: «In riferimento alla richiesta di pubblicazione degli atti negoziali prodromici alla determinazione del contenuto degli atti aggiuntivi tra la società Stretto di Messina e il contraente generale, preciso che tale adempimento non è previsto a normativa vigente e che il Mit (Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, ndr) ha acquisito tali atti nell’ambito del controllo analogo». Al di là delle rigide formule burocratiche, il succo è che le carte non sono state messe a disposizione dei parlamentari perché la pubblicazione dei documenti sarebbe «non prevista dalla normativa».
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La richiesta Bonelli e Luana Zanella, capogruppo di Avs alla Camera dei deputati riguardava le «obbligazioni contrattuali» del patto sottoscritto da Stretto di Messina ed Eurolink il 29 settembre 2023. «Vogliamo saperlo - hanno chiesto i parlamentari - perché sono in ballo 14 miliardi di soldi pubblici e gli italiani hanno il diritto di sapere come questo soldi vengano spesi: non c’è segreto alcuno che possa essere apposto, non è un affare privato».
Lo scambio tra opposizione e governo è recente: il confronto alla Camera dei deputati è avvenuto il 10 maggio scorso. Bonelli, nella replica, si è detto insoddisfatto delle spiegazioni ricevute: «Prendo atto che anche il governo ritiene di non rendere pubblico l’atto negoziale del 29 settembre 2023. L’atto negoziale è quell’accordo tra la società privata e la società Stretto di Messina, nominata dal governo, attraverso il quale si definisce tutta una serie di accordi che poi porta all’aggiornamento del progetto. Perché non si può leggere questo atto negoziale? Perché deve essere segreto? Lei ha detto che il ministero ne ha copia. Per quale ragione il ministero dei Trasporti non trasmette al Parlamento italiano questo atto negoziale?».
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Ponte sullo Stretto, l’incubo delle penali
Il nodo è quello delle penali che sarebbero legate a questo accordo “segreto” tra Stato e contraente generale, ma non è l’unica questione aperta: sul quadro di rapporti nebulosi è intervenuta anche l’Autorità nazionale anticorruzione, sottolineando il «notevole potere contrattuale» assegnato al privato: sarà Eurolink, per fare un esempio, «a decidere gli adeguamenti necessari (e quindi i costi dell’opera), e non lo Stato».
I numeri sono top secret ma il precedente è, in prospettiva, preoccupante per le casse pubbliche: dopo il primo stop all’opera, la richiesta di danni allo Stato fu di circa 700 milioni di euro, con una gara d’appalto del valore di circa 3,8 miliardi. Nel corso degli anni i costi sono quasi quadruplicati e, sempre secondo l’Autorità anticorruzione, «potrebbero subire notevoli aumenti».
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I chiarimenti della Stretto di Messina sull’accordo con Eurolink
Davanti ai dubbi sollevati, tra gli altri, dal sito Today.it la società Stretto di Messina ha offerto alcune precisazioni, sia rispetto alla questione delle penali che sulle osservazioni dell’Anac. Dalla risposta non emergono cifre precise: «In caso si decida di non realizzare l’opera prima dell’approvazione del Cipess non c’è alcuna penale, in quanto non c’è il contratto. In caso l’opera non venga realizzata dopo dell’approvazione del Cipess dipenderà dal testo dell’atto integrativo e dalla motivazione del blocco dell’opera». Stretto di Messina spiega anche che «la documentazione richiesta dall’onorevole Bonelli riguardante sia il rapporto negoziale tra la Stretto di Messina e il Contraente generale nella configurazione dell’atto aggiuntivo che quello tra la Stretto di Messina e il Mit riguardante l’atto aggiuntivo alla convenzione di concessione, sono in corso di definizione, quindi al momento non sono disponibili». Questioni tecniche, dunque. Anche se la formula usata per rispondere all’interpellanza è che l’adempimento non è previsto dalla normativa.
I fari della Procura di Roma sul contenzioso da 700 milioni
Nello scenario si inserisce anche una iniziativa della Procura di Roma - ne ha dato notizia il Fatto Quotidiano: il primo atto dall’apertura del fascicolo nato da un esposto del 31 gennaio 2024 firmato dalla segretaria del Pd Elly Schlein e dai leader di Avs Bonelli e Nicola Fratoianni. I pm capitolini hanno acquisito tutti gli atti del contenzioso da 700 milioni di euro tra il governo italiano e il Consorzio Eurolink che va avanti da più di 10 anni, da quando cioè il governo Monti sospese l’iter per la costruzione del Ponte.
Dopo aver rimesso in piedi il vecchio contratto, l’esecutivo guidato da Giorgia Meloni si è ritirato dal contenzioso nonostante la sentenza di primo grado avesse respinto il ricorso di Eurolink. Nonostante questo atto “distensivo”, Eurolink non ha accettato i termini della rinuncia e l’udienza di appello è fissata per il prossimo mese di ottobre. I magistrati vogliono verificare gli esatti termini dello scontro legale per escludere che vi siano stati favoritismi nei confronti dei privati.