"Giustizia sociale e misericordia: testimoniare la speranza nelle sfide del nostro tempo", è stato il titolo della prolusione con cui il cardinale Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Conferenza episcopale italiana, ha segnato il prosieguo del cammino spirituale e formativo dell’arcidiocesi Reggio-Bova, in questo inizio di anno giubilare. Con le autorità, tanti i fedeli, le famiglie, i gruppi parrocchiali e le associazioni ecclesiali intervenuti.

Nonostante l'allerta meteo, gremita la Basilica Cattedrale del Duomo di Reggio Calabria al momento di accogliere e ascoltare il cardinale Matteo Zuppi, affiancato dall’arcivescovo di Reggio-Bova, monsignore Fortunato Morrone, che parla di un «noi senza il quale nessuna comunità e nessuna democrazia sarà mai possibile».

Accanto a loro anche la direttrice dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose monsignor Vincenzo Zoccali, Annarita Ferrato. Inaugurato in questa occasione l'anno accademico dello storico istituto, collegato con la Pontificia facoltà teologica dell'Italia meridionale, attivo a Reggio da oltre 50 anni e riferimento per la parte sud della Calabria (ne esiste uno anche a Cosenza) e per la Sicilia.

Tante le sfide di questo tempo indicate dal cardinale Matteo Zuppi: dall’urgenza di coltivare la speranza e di realizzare la pace alla necessità di superare con l’amore l’individualismo imperante nella società attuale fino ai giovani con il loro diritto al presente e al futuro, alle tante ingiustizie sociali e alle richieste di aiuto che arrivano dalle carceri con i suicidi e i tentativi di suicidio dei detenuti. 

«Con molta umiltà - ha sottolineato il cardinale Zuppi - occorre mettersi a trovare le soluzioni. Perché i discorsi ripetuti continuamente diventano noiosi o, peggio, sembrano una presa in giro. Le carceri sovraffollate sono una realtà da decenni. Ogni suicidio è una grande richiesta d’aiuto. Ascoltiamola. E con molta umiltà, e forse anche con un dialogo indispensabile, su alcuni temi dobbiamo mettere da parte le divisioni e scegliere l’unica parte che conta: dare risposte sicure che guardino al futuro, che offrano davvero sicurezza ma senza mai far mancare di rispetto alla dignità della persona. La giustizia deve essere sempre riparativa, deve ricostruire ciò che il male ha rovinato, quella libertà che il male ha compromesso». 

Continua a leggere su IlReggino.it.