La Calabria è tra le regioni del mondo più esposte al rischio sismico ed a quello idrogeologico. Eppure da queste parti latitano gli incarichi professionali per i geologi, tanto che moltissimi si sono cancellati dall’ordine.

 

La regione annovera appena un migliaio di iscritti. Problematiche e difficoltà messe sul tavolo della discussione nel corso di un incontro organizzato dall’associazione “geologinsieme” al quale sono intervenuti tra gli altri il rettore dell’Università della Calabria Gino Crisci e Paolo Cappadona, responsabile dell’Unità Operativa di emergenza della Protezione Civile.

 

Frane, terremoti ed altre calamità naturali cui la Calabria è soggetta non si combattono con gli scongiuri, ma con la prevenzione. Per questo l’azione politica deve essere orientata verso la riduzione del rischio, con l’ausilio delle necessarie competenze. L’iniziativa, ospitata in un albergo di Rende, è stata coordinata da Marco Le Pera, referente dell’associazione “geologinsieme”.

 

«Sentivamo la necessità di un momento di confronto – dice Le Pera – In questa regione abbiamo problemi di natura geologica, morfologica, strutturale. Abbiamo 780 chilometri di costa soggetta ad erosione, dobbiamo fare i conti con il rischio sismico. Davanti a queste incombenti calamità naturali ci troviamo in una situazione nella quale non riusciamo a coordinare le attività né ad avere uno spazio per mettere le nostre competenze al servizio della prevenzione».

 

Oggi a capo della Protezione Civile è stato chiamato un geologo, è il segnale di una inversione di rotta? «Sicuramente si tratta di un elemento positivo, ma non sufficiente – ribatte Le Pera – Bisogna creare una rete per supportare le amministrazioni pubbliche, soprattutto i sindaci che rappresentano un fondamentale anello della catena. Solo così potremo davvero riuscire a mettere in sicurezza l’intero territorio».

 

Salvatore Bruno