Nella tradizione calabrese la festa della Befana presenta caratteri di leggenda e mito, in cui si mescolano storia, tradizione e magia
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Animali parlanti e acqua che si trasforma in vino e olio. Nella tradizione calabrese c’era un giorno nell’anno nel quale potevano succedere cose incredibili, quello dell’Epifania. Una festa che nella nostra regione presenta caratteri di leggenda e mito, in cui si mescolano storia, tradizione e magia.
Le origini
Il termine deriva dal greco “epifaneia”, che sta a indicare le “feste dell’apparizione”, ovvero della manifestazione di Gesù neonato che in questo giorno si mostrò ai Re Magi. La ricorrenza è tradizionalmente legata alla figura della Befana, vecchia signora che, la notte del 6 gennaio, arriva nelle case a cavallo di una scopa per portare doni ai bambini buoni. La sua origine sarebbe legata ad antiche credenze pagane, in particolare alla dea romana Diana, che secondo la tradizione era solita volare sui campi per renderli fertili in previsione della semina.
Gli animali parlanti
In Calabria fino a qualche anno addietro (e in alcune zone ancor oggi) era viva la leggenda secondo cui, il giorno dell’Epifania, gli animali domestici parlassero tra di loro. I padroni non potevano però ascoltare quanto dicevano, le conseguenze sarebbero state nefaste. «’A notti di Befana, ‘nta stalla parra ‘u ciucciu, ‘u goi e ‘a cavalla» («La notte di Befana, nella stalla parla l’asino, il bove e la cavalla»), era l’adagio che accompagnava la leggenda, secondo cui, se le bestie avessero parlato male dei padroni, sarebbe stati guai seri per questi ultimi.
Al problema si poteva però rimediare dando da mangiare tredici tipi di alimenti (come per la notte di Natale): l’animale avrebbe soddisfatto la propria fame e ringraziato l’indisciplinato proprietario. Qui è evidente il riferimento alla nascita di Gesù e alla sua manifestazione al mondo (e ai Magi), evento talmente importante e prodigioso da far parlare perfino chi non ha il dono della parola.
L’acqua in vino
Ma non finisce qui. Sempre per via di quella abitudine che gli antichi greci chiamavano “mythopoiesis”, cioè la capacità tutta ellenica (e di conseguenza magnogreca) di raccontare il mondo attraverso miti e leggende, la notte dell’Epifania sarebbe talmente magica da provocare la trasformazione dell’acqua di fiumi e fontane in vino e olio. Un privilegio riservato, però, solo a quanti si mostravano realmente puri di cuore. Con tutta probabilità un richiamo al primo miracolo compiuto da Gesù: quello delle nozze di Cana, contenuto nel Vangelo di Giovanni.